Massimo Giletti, amico di Fabrizio Corona e conduttore di Non è L’Arena, vuole offrire uno spazio all’ex re dei paparazzi dopo la pericolosa inchiesta condotta al bosco di Rogoredo, zona di spaccio milanese.
Aggressione Fabrizio Corona, la verità
Sono tante le cose dette sull’aggressione a Fabrizio Corona, sono stati sprecati fiumi di inchiostro e di pixel, ognuno conosce la sua verità ed è pronto a dimostrarla. Solo Corona e i suoi collaboratori possono sapere cosa è successo veramente ieri notte, forse nemmeno loro erano consapevoli del rischio che stavano correndo. Fabrizio è stato aggredito dai pusher e salvato dai tossici, è sceso in campo nel bosco di Rogoredo, una zona dove non entra nemmeno la polizia e le uniche riprese giornalistiche sono state fatte di giorno. Fabrizio Corona, come annunciato su Instagram racconterà in prima persona come ha fatto uscire vivo da quell’inferno e l’appuntamento è per domenica sera alle ore 21 su La7, nel programma di Massimo Giletti.
Massimo Giletti commenta l’aggressione a Fabrizio Corona
Il conduttore di Non è l’Arena ha sentito Corona telefonicamente, è provato e preoccupato. Fabrizio stava girando un servizio per la trasmissione, l’impresa che sembrava una delle sue tante bravate era stata concordata con Giletti. Dal gossip alla cronaca, per onorare il padre che ha dato tanto al giornalismo italiano. Corona è un temerario ma se l’è vista brutta, ci sono delle indagini in corso e non sappiamo con certezza quello che è accaduto.
Massimo Giletti ha aggiunto qualche dettaglio che non conoscevamo ancora, a Fanpage ha detto che Corona “è stato assalito da un gruppo di ragazzi di colore”. Una microcamera non è stata distrutta e ci sono delle immagini e altro materiale che sarà mostrato domenica sera. Giletti voleva raccontare il problema della tossicodipendenza a Milano, nei luoghi dove lo Stato non arriva, Fabrizio Corona sta seguendo un percorso di disintossicazione ed era l’unico che poteva farlo. Probabilmente sarà un collaboratore fisso di Non è l’arena e racconterà altri casi al limite come quello del bosco di Rogoredo.
