La morte, prima o poi, prende tutti, anche le persone più dure, terribili, boriose e distruttive. Ieri è morto Licio Gelli, leader della Loggia massonica P2. Aveva 96 anni ed era malato da tempo. Il decesso è avvenuto nella sua casa di Arezzo
Licio, classe 1919, nacque a Pistoia ed era un imprenditore. Il suo nome, però, è collegato a vicende misteriose avvenute durante la prima e seconda Repubblica. Tanti gli appellativi affibbiati a Gelli, come “Il burattinaio” o “Belfagor”. Il 96enne venne arrestato sia in Francia che in Svizzera.
Nel 1981 scoppiò il caso P2. Alcuni giudici scoprirono gli elenchi degli appartenenti alla Loggia massonica P2. I magistrati rimasero stupefatti quando notarono che della Loggia massonica capeggiata dal ‘Gran Maestro’ Licio Gelli facevano parte personaggi di un certo rilievo sociale, come giornalisti, politici e imprenditori. Pare che anche il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ne facesse parte.
Gelli venne arrestato la prima volta in Svizzera e passò un breve periodo nel carcere di Champ Dollon, da dove evase. Nel 1987, però, decise di costituirsi a Ginevra. Nel 1998 la Cassazione condannò il numero uno della Loggia P2 a 12 anni di reclusione per il fallimento del Banco Ambrosiano. Gelli, però, era assente e non rintracciabile. Dopo 4 mesi venne scoperto e messo ai domiciliari.
Licio Gelli ha trascorso molto tempo, ai domiciliari, a Villa Wanda dove è morto proprio ieri. Il Gran Maestro della P2 lascia la moglie Gabriela e 3 figli. La quarta figlia è morta in un incidente stradale negli anni ’80.
Nel corso di un’intervista rilasciata nel 1988, Licio Gelli disse riguardo a Silvio Berlusconi:
“E’ l’unico che può andare avanti nella politica di questo Paese”.
Gelli ha trascorso gli ultimi tempi della sua esistenza in una clinica ma i familiari, una volta appreso che non c’era più nulla da fare per il loro caro, lo hanno riportato a Villa Wanda, luogo caro al ‘venerabile’ della P2.
