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Mano bionica sensibile al tatto impiantata in una donna italiana

Da Redazione

Gennaio 04, 2018

Mano bionica sensibile al tatto impiantata in una donna italiana

Mano bionica MascarelloLa prima persona italiana a cui è stata impiantata la mano bionica sensibile al tatto è Almerina Mascarello, una donna che vive in Veneto. Il test è durato un semestre. La signora aveva perso la mano in un incidente. Ad realizzare l’arto bionico impiantato alla Mascarello è stato il team di chirurghi diretto da Silvestro Micera, della Scuola superiore Sant’Anna e del Politecnico di Losanna. ‘La mano è una versione migliorata di quella impiantata su un uomo danese nel 2014’, ha detto Micera, sottolineando che adesso l’elettronica è contenuta in uno zainetto. Proprio quest’ultimo ‘racchiude il sistema che registra i movimenti dei muscoli e li traduce in segnali elettrici, poi trasformati in comandi per la mano…’.

Mano bionica impiantata al ‘Gemelli’ di Roma

La mano bionica è stata impiantata alla donna veneta, due anni fa presso il Policlinico ‘Gemelli’ di Roma, dall’equipe di chirurghi coordinati dal neurochirurgo Paolo Maria Rossini.

Quando, nell’ottobre del 2016, la Mascarello era uscita dal nosocomio romano si era portata appresso lo zainetto. La paziente era monitorata dagli autori della sperimentazione.

Micera ha aggiunto che l’impianto è stato rimosso dopo 6 mesi: ‘L’obiettivo ultimo è rendere questa tecnologia utilizzabile clinicamente. Lo zainetto è stato uno step intermedio e il prossimo passo è miniaturizzare l’elettronica’.

L’arto bionico migliorerà la vita di tante persone. E’ stato stimato che ogni anno, in Europa, circa 2mila persone perdono una mano.

Struttura in lega d’alluminio

L’aspetto più interessante della mano bionica è la sensibilità al tatto. La mano segue le intenzioni della persona in cui è stata impiantata ed effettua movimenti simili a quelle di una mano in carne ed ossa.

La struttura della mano bionica è in lega d’alluminio, materiale che permette alle dita di chiudersi in meno di un secondo.

Marco Cotrozzi, vertice dello staff di ingegneri che ha creato l’apparato all’interno dell’arto bionico, ha detto che la protesi è certamente da esibire, non da occultare.

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