Medicina, abolito numero chiuso: smentita di Palazzo Chigi

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Medicina, abolito numero chiuso: smentita di Palazzo Chigi

Studenti e rettori sono sul piede di guerra dopo il dietro front del Governo sull’abolizione del numero chiuso a Medicina. La decisione è stata comunicata al termine dell’incontro a Palazzo Chigi per varare la manovra economica e il decreto fiscale.

Il test di Medicina sarà abolito?

Palazzo Chigi ha specificato che il numero chiuso a Medicina sarà abolito, ma non da subito. L’obiettivo politico infatti è di medio periodo e ci sarà un confronto con i ministeri competenti e la Conferenza dei Rettori per aumentare i posti disponibili e superare il numero chiuso per l’accesso alla Facoltà di Medicina. Dunque l’abolizione non è in programma, tempo fa il Ministro Bussetti aveva parlato di revisione, una decisione che non era imminente. Eppure nel resoconto finale del Consiglio dei Ministri era contenuta anche questa misura.

Cosa c’è scritto sul DEF

Nel testo pubblicato sul sito del Governo si parla chiaramente di abolizione del numero chiuso a medicina. Persino il Ministro dell’Istruzione sembrava caduto dalle nuvole, ai giornalisti che gli chiedevano notizie sulla misura, ha risposto che non gli risulta. Nel Documento di programmazione economica e finanziaria (il DEF) si parla di revisione del sistema con l’adozione di un modello che assicura l’orientamento degli studenti verso le loro attitudini. Il Corriere della Sera sostiene che si sia trattato di un colpo organizzato dal Vicepremier Matteo Salvini, contrario al test di Medicina.

Medicina senza test, cosa succederebbe?

I candidati al test di Medicina quest’anno sono stati 67mila e, secondo i dati aggiornati, uno studente su lo ha superato. I rettori sostengono che l’accesso alla Facoltà di Medicina debba essere controllato e limitato per gestire correttamente le lezioni e offrire concrete opportunità di lavoro dopo la laurea. Le associazioni degli studenti sono convinti che la selezione avvenga con il tempo. Abolire il numero chiuso senza alcun aumento delle borse di specializzazione significa che i giovani laureati non solo non avranno la possibilità di accedere ai concorsi pubblici, ma che saranno costretti ad andare all’estero, lo sostiene il presidente Acoi dell’associazione chirurghi ospedalieri. I mancati chiarimenti sulla copertura economica e gli investimenti, possono mandare in tilt le università.

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