Quando rivolgersi a un fisioterapista?

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Quando rivolgersi a un fisioterapista? Sono tantissime le persone che si fanno domande in merito. Nelle prossime righe, cerchiamo di rispondere assieme a questo interrogativo.

Fisioterapia: quando serve?

Non importa che si parli di fisioterapia a domicilio a Torino o di trattamenti praticati presso centri specializzati in altre città: quando si parla di questa disciplina, si inquadra una scelta che può rivelarsi utile in diversi casi. Tra questi, è possibile citare l’insorgenza di dolori articolari non acuti.

La professionalità di un fisioterapista, professionista sanitario che ha alle spalle un percorso di studi universitari lungo tre anni, può rivelarsi congeniale anche nei casi in cui, per camminare meglio, è necessario l’utilizzo di un plantare. Attenzione: la prescrizione di questo ausilio deve essere fatta dall’ortopedico. Il fisioterapista aiuta a gestirlo meglio il suo utilizzo quotidiano, correggendo, quando presenti, eventuali criticità del passo.

Si potrebbe andare avanti ancora molto a elencare le situazioni in cui si rivela benefico il ricorso alla professionalità di un fisioterapista. Tra queste eventualità citiamo la prevenzione dei problemi muscolari e osteoarticolari. Da non dimenticare è anche il ruolo preventivo della fisioterapia per quanto riguarda il mal di schiena.

Un capitolo molto importante quando si discute dell’utilità della fisioterapia riguarda la riabilitazione dopo una patologia importante o dopo un trauma (p.e. un incidente d’auto). In questi casi, lavorando fianco a fianco con professionisti come gli ortopedici e altri medici, il fisioterapista si impegna per permettere al paziente di recuperare il massimo delle sue capacità motorie.

Un’ulteriore parentesi da aprire in merito alla professionalità dei fisioterapisti riguarda il loro ruolo nei casi in cui si deve trattare un paziente affetto da patologie neurodegenerative, come per esempio il Parkinson. Come agisce il fisioterapista in questi casi? Ricordiamo innanzitutto che il suo lavoro procede in parallelo con quello di altri specialisti. Per gestire la malattia di Parkinson, infatti, sono necessari dei farmaci.

Il fisioterapista agisce sulle conseguenze di rigidità e rallentamento motorio, situazioni che fanno parte della quotidianità della maggior parte dei malati di Parkinson. Il fisioterapista si occupa di correggere questi atteggiamenti – per quanto possibile – e di prevenire l’insorgere di sintomatologie dolorose.

Nel caso del tremore, sintomo più noto della malattia di Parkinson, non è possibile parlare di percorsi capaci di portare a una risoluzione definitiva. Nonostante questo, è bene ricordare che il lavoro del fisioterapista può portare comunque dei frutti. In che modo? Grazie al miglioramento della sicurezza nei movimenti, con conseguenze concreto sulla riduzione dell’ansia e del suo impatto sul fisico.

La situazione dei pazienti affetti da Parkinson può rivelarsi l’occasione giusta per elencare alcuni tra gli esercizi che vengono eseguiti più spesso durante le sedute con i fisioterapisti. In questo elenco è possibile includere quelli finalizzati alla mobilizzazione e all’allungamento. Da non dimenticare è anche il ruolo, importantissimo, degli esercizi funzionali, di equilibrio e di coordinazione.

Come scegliere un fisioterapista

Detto questo, è naturale chiedersi quali siano i criteri migliori da considerare per scegliere un fisioterapista. Innanzitutto, è opportuno assicurarsi che il professionista sia effettivamente laureato in fisioterapia. Molto spesso, soprattutto quando si parla di dolori e di massaggi, si tende a orientarsi verso i contatti di professionisti che hanno pochissime competenze (p.e. persone che hanno fatto corsi brevi).

Inoltre, è utile controllare la specializzazione. Esistono infatti fisioterapisti più preparati quando si tratta di avere a che fare con i bambini piuttosto che con gli adulti. Inoltre, è molto importante guardare come si comporta durante il primo incontro. Fondamentale è ricordare che i fisioterapisti seri non mettono subito le mani sul corpo del paziente, anche se questo si presenta con una prescrizione medica. Prima di procedere concretamente con i trattamenti, è infatti necessaria una valutazione funzionale, processo che può durare anche un’ora o più.

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