“Do you speak english?”: il duro rapporto fra gli italiani e l’inglese

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italiani e l'inglese

Un difetto che, storicamente, accompagna il popolo italiano, e lo differenzia da buona parte dei paesi europei, è la limitata conoscenza dell’inglese, oggi divenuta, di fatto, la lingua universale.

Qualcosa, sotto questo punto di vista, sta cambiando ultimamente grazie alle nuove generazioni, che apprendono l’uso della lingua inglese sin dai primi anni della scuola elementare e la utilizzano frequentemente nel mondo di internet, dove è diventata indispensabile per poter comunicare con i coetanei di tutto il mondo. L’inglese, oramai, è definita la lingua per “eccellenza“. E non comprenderla, può limitare significativamente la vita di ogni singolo individuo .

Italiani, fanalini di coda a livello europeo nella conoscenza dell’inglese

In base ad una recente analisi di mercato, oltre il 40% degli italiani afferma di aver perso una o più opportunità di lavoro, oppure una promozione, a causa della scarsa conoscenza della lingua inglese, divenuta ormai indispensabile per potersi affermare nella propria sfera professionale. Una statistica che si sposta ad oltre il 50% se teniamo in considerazione i giovani trentenni,  teoricamente la prima generazione ad essere cresciuta in un mondo connesso 24 ore al giorno.

Un altro dato esemplificativo riguarda i soggetti che, nel corso dello scorso anno, hanno effettuato un colloquio di lavoro in lingua inglese: ben il 40% delle persone, infatti, ha ammesso di averlo sostenuto, dato che sale ad oltre il 60% nella fascia dai 20 ai 40 anni.

Gli italiani, però, sembrano avvertire meno l’esigenza di imparare l’inglese rispetto agli altri cittadini europei: solo il 50%, infatti, dedica almeno due ore settimanali allo studio di questa lingua, contro il 68% dei francesi e il 65% degli spagnoli.

Un dato, purtroppo, che si commenta da solo, confermato, mestamente, da una ricerca effettuata da “Education First”: fra i paesi europei, l’Italia è il fanalino di coda per la conoscenza della lingua inglese, mentre svettano per la loro competenza danesi, norvegesi, finlandesi, svedesi e olandesi.

Colmare il gap è possibile: ecco come

Nelle nazioni dove la padronanza e conoscenza della lingua è maggiormente elevata, l’insegnamento dell’inglese è più orientato alla cura del dialogo piuttosto che alla ricerca di una maggiore perfezione grammaticale; inoltre, nelle università un considerevole numero di corsi vengono tenuti in lingua inglese, oltre ad esserci la possibilità sui mass media, TV in primis, di accedere a contenuti in lingua originale, come – ad esempio – film senza doppiaggio cinematografico.

Cosa può fare, quindi, il cittadino italiano per colmare il gap che lo separa dagli altri individui europei? Semplice, rimboccarsi le maniche e dedicare parte del proprio tempo libero all’apprendimento dell’inglese, che risulta indispensabile non solo in ambito lavorativo, ma anche relazionale e di svago: conoscerlo, infatti, consente di viaggiare in ogni angolo del mondo con la certezza di essere compresi.

Non tutti i corsi d’inglese sono uguali: spesso, purtroppo, gli studenti s’imbattono in truffe o personale docente poco qualificato. Per evitare di incorrere in questi spiacevoli incidenti, occorre affidarsi ad insegnanti seri e preparati come quelli della scuola Wallstreet a Milano, pronti ad offrire un programma personalizzato, in base al livello di conoscenza di ogni singolo individuo, per imparare o migliorare la conoscenza della lingua.

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