E-cig non aiutano a smettere di fumare, Polosa: “Necessità di accedere ai ricchi finanziamenti”

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Il prof. Riccardo Polosa, ordinario di Medicina Interna all’Università di Catania, responsabile scientifico della Lega Italiana Antifumo (LIAF) e autore più produttivo al mondo nel campo della ricerca applicata alla sigaretta elettronica, interviene sulle conclusioni dello studio della University of California di San Diego, pubblicato sull’American Journal of Public Health e firmato dal prof. Wael Al-Delaimy come autore principale.

Lo studio sostiene che le sigarette elettroniche possono essere un ostacolo allo smettere di fumare.

“Con il prof. Al-Delaimy abbiamo pubblicato insieme diversi studi di coorte in tema di asma e tabagismo e ho grande stima del suo livello di preparazione professionale; sono rimasto pertanto molto sorpreso nel notare leggerezze metodologiche significative nel suo nuovo studio. Temo che questo atteggiamento sia dettato dalla impellente necessità da parte della comunità scientifica statunitense di avere pubblicato almeno un articolo scientifico sul vapagismo al fine di poter accedere ai ricchi finanziamenti federali sulla ricerca applicata alla sigaretta elettronica”, ha dichiarato Polosa.

Una constatazione amara quella di Polosa che ha rivisto in chiave critica lo studio di Al-Delaimy. Lo scienziato catanese critica innanzitutto l’approccio metodologico che ha escluso in modo arbitrario i 2/3 della popolazione oggetto della indagine. Riferendosi alle domande poste ai pazienti per stabilire il loro gruppo di appartenenza, Polosa afferma: “Le domande sono poste in modo tale da introdurre un importante bias metodologico stabilendo a priori la esclusione di coloro che avrebbero avvantaggiarsi dell’uso delle e-cig nel tempo. Questo limita la possibilità di annoverare successi nello smettere per i potenziali utilizzatori di e-cig. Fondamentalmente questa indagine è gravata da un processo di auto-selezione che ha portato ad assegnare i fumatori o al gruppo che sceglie elettroniche o a quello che non le sceglie ma che non considera la forza trainante della sigaretta elettronica come ultima alternativa per uscire dal tabagismo, dopo il fallimento di altri approcci più tradizionali. Così facendo, non si tiene conto di coloro che hanno smesso di fumare con la sigaretta elettronica, quando si sceglie questo strumento in seconda battuta”.

“Questo studio – conclude il direttore scientifico LIAF – rischia di fare grandi danni alla salute pubblica, alimentando la propaganda anti e-cig mirata a screditare le solide prove a sostegno delle sigarette elettroniche come mezzo per far davvero smettere di fumare milioni di fumatori”.

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