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Influenza 2025–2026: casi in aumento, variante K dominante e picco atteso tra fine anno e gennaio

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di Redazione

31/12/2025

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Un inverno segnato dall’aumento dei contagi

Con l’arrivo del pieno inverno, la stagione influenzale 2025–2026 mostra segnali di forte accelerazione. I casi di influenza e di sindromi respiratorie acute sono in aumento costante su tutto il territorio nazionale, confermando un andamento più intenso rispetto a diverse stagioni recenti. Il periodo delle festività, caratterizzato da spostamenti, incontri familiari e ambienti chiusi affollati, rappresenta un fattore chiave nella diffusione del virus.

Gli esperti indicano che il picco influenzale è atteso tra la fine di dicembre e il mese di gennaio, con una possibile estensione fino a febbraio. Una fase critica che richiede attenzione, soprattutto per la gestione dei servizi sanitari e per la tutela delle persone più vulnerabili.

La variante K e la diffusione del virus

A caratterizzare l’attuale stagione è la predominanza della cosiddetta variante K dell’influenza A, che sta circolando in modo significativo. Non si tratta di una variante più aggressiva in termini di gravità clinica, ma di un ceppo con una maggiore capacità di trasmissione, che favorisce un rapido aumento dei contagi.

Questo spiega perché, anche in presenza di sintomi spesso simili a quelli delle influenze stagionali tradizionali, il numero complessivo dei casi risulti particolarmente elevato. La diffusione è favorita anche dalla riduzione delle difese immunitarie tipica dei mesi freddi e dalla ripresa a pieno ritmo delle attività sociali e lavorative.

Sintomi e quadro clinico

Il quadro clinico dell’influenza 2025–2026 resta in gran parte riconducibile ai sintomi classici: febbre, dolori muscolari e articolari, stanchezza marcata, tosse e mal di gola. In diversi casi, soprattutto tra i più giovani, possono comparire anche disturbi gastrointestinali, come nausea o diarrea.

La durata media dell’infezione è di alcuni giorni, ma la fase di debolezza e affaticamento può protrarsi più a lungo, incidendo sulla vita quotidiana e sulla produttività lavorativa. Proprio per questo, i medici raccomandano di restare a casa in presenza di sintomi, evitando di contagiare altre persone.

Le fasce più colpite

I dati mostrano una maggiore incidenza tra i bambini in età prescolare, seguiti dagli anziani e dalle persone con patologie croniche. Le scuole, gli asili e gli ambienti chiusi rappresentano luoghi di facile trasmissione, mentre negli anziani il rischio maggiore riguarda le possibili complicazioni.

Anche le donne in gravidanza e le persone con un sistema immunitario indebolito rientrano tra le categorie che richiedono maggiore attenzione in questa fase della stagione influenzale.

Prevenzione e comportamenti responsabili

La prevenzione resta il principale strumento per ridurre l’impatto dell’influenza. La vaccinazione antinfluenzale continua a essere raccomandata, in particolare per le fasce a rischio, perché contribuisce a prevenire le forme più gravi e le complicazioni.

Accanto ai vaccini, restano fondamentali le buone pratiche quotidiane: igiene delle mani, attenzione ai sintomi, uso del buon senso nei contatti sociali e corretta aerazione degli ambienti chiusi. Piccoli gesti che, nel loro insieme, possono fare la differenza nella gestione della stagione influenzale.

Cosa aspettarsi nelle prossime settimane

Le prossime settimane saranno decisive per comprendere l’evoluzione dell’influenza 2025–2026. Il numero dei casi potrebbe continuare a salire prima di una graduale diminuzione verso la fine dell’inverno. Nel frattempo, il sistema sanitario si prepara ad affrontare una fase impegnativa, puntando su prevenzione, informazione e responsabilità individuale.

L’influenza stagionale resta un fenomeno ricorrente, ma l’intensità di quest’anno richiama l’importanza di non abbassare la guardia e di affrontare l’inverno con consapevolezza e attenzione alla salute collettiva.

Redazione

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