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Diabete giovanile: primo trapianto isole pancreatiche, tecnica rivoluzionaria

Da Redazione

Agosto 28, 2015

Diabete giovanile: primo trapianto isole pancreatiche, tecnica rivoluzionaria

Diabete: trapianto isole pancreaticheGrandi speranze nella cura del diabete giovanile. A Miami, negli Usa, è stato ideato un test che permette di curare il diabete mediante il trapianto delle cellule che secernono insulina. Il test è stato condotto in collaborazione con gli studiosi italiani del Niguarda di Milano, dell’ISMETT di Palermo e del San Raffaele

 

Il Diabetes Research Institute dell’Università di Miami ha asserito che è stato effettuato con esito positivo il primo trapianto di isole pancreatiche per curare il diabete. La tecnica è decisamente importante e apre la strada alla creazione di un organo capace di emulare il pancreas. Il diabete giovanile, lo ricordiamo, è una patologia che colpisce prevalentemente le persone non molto avanti con l’età. Secondo stime dell’Oms, tale malattia affligge il 3% della popolazione mondiale.  A differenza del diabete di tipo 2, il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune: il sistema immunitario del paziente tende ad annientare le cellule pancreatiche, ovvero quelle che secernono l’insulina. Ecco perché i malati di diabete di tipo 1 devono, per tutta la vita, iniettarsi insulina in modo da far calare i livelli di glucosio nel sangue.

Diversi studiosi stanno sperimentando, da diversi anni, una tecnica per trapiantare le isole pancreatiche, ovvero quella porzione di pancreas che produce l’insulina.

Il docente di chirurgia Camillo Ricordi ha asserito: “Questo è il primo caso in cui le isole pancreatiche sono state trapiantate con tecniche di ingegneria tissutale all’interno di una impalcatura biologica e riassorbibile sulla superficie dell’omento, tessuto che riveste gli organi addominali. Il sito è raggiungibile con la chirurgia minimamente invasiva, ha lo stesso apporto di sangue e le stesse caratteristiche di drenaggio del pancreas, e permette di minimizzare la reazione infiammatoria e quindi il danno alle isole trapiantate”.

Il docente Bruno Gridelli ha asserito che l’innovativo metodo di trapianto delle isole ha un immenso potenziale per curare i malati di diabete e migliorare la loro vita. Insomma, si prospetta una vita più serena per tutti i pazienti diabetici. Merito del progresso della scienza  e della medicina.

Prevenire è meglio che curare. Lo ricordiamo sempre. Sebbene l’ereditarietà incida molto sull’insorgenza del diabete, rammentiamo che per evitare di essere colpiti bisogna seguire uno stile alimentare sano, cercando di consumare pochi zuccheri, e fare esercizio fisico costantemente.

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