Meglio non lavorare eccessivamente, in quanto la salute ne risente. In particolare, chi lavora troppo rischia ictus. Il pericolo aumenta del 33% per chi lavora oltre 55 ore a settimana. Il rischio di infarto, invece, in caso di eccesso di lavoro aumenta del 13%
L’interessante studio è stato condotto da un’equipe di scienziati della University College London (Gran Bretagna), coordinata da Mika Kivimäki, docente di Epidemiologia. Ebbene, il rischio di ictus, per gli stakanovisti, aumenta a prescindere da altri fattori, come alimentazione e consumo di alcolici. In sostanza, il rischio cresce proporzionalmente al numero delle ore lavorate; quindi più si lavora e maggiore è il pericolo di essere colpiti da un ictus.
“Mettere insieme tutta questa mole di dati ci ha consentito di portare alla luce questa associazione, con una precisione finora inedita. Gli operatori sanitari dovrebbero dunque prendere coscienza del fatto che il superlavoro rappresenta un fattore di rischio per ictus e in parte anche per coronaropatia“, ha dichiarato il professor Kivimäki.
Riportiamo uno stralcio di un editoriale apparso sull’Urban Janlert del’università di Umeå: “Tra gli stati membri dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), la Turchia è la nazione con il più alto tasso di lavoratori impegnati oltre le 50 ore a settimana (43%), mentre l’Olanda è il fanalino di coda con meno del’1%. In media, in tutti i Paesi OCSE il 12% degli uomini e il 5% delle donne lavorano più di 50 ore a settimana. Sebbene esista una direttiva UE del 2003 (EU Working Time Directive 2003/88/EC), che dà diritto alle persone di contenere la loro settimana lavorativa entro le 48 ore, questa non è implementata ovunque. Per questo sono così importanti i risultati di questo studio, che dimostrano come il superlavoro rappresenti un fattore di rischio soprattutto per lo stroke, ma forse anche per le malattie coronariche”.
