Utero in Affitto: Lorenzin Propone Sanzione Penale

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Lorenzin Vuole Sanzione Penale per Utero in Affitto

Lorenzin Vuole Sanzione Penale per Utero in AffittoMentre in Parlamento si discute sul ddl Cirinnà, quello sulle unioni civili e stepchild adoption, il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, afferma che vorrebbe introdurre una sanzione penale per la pratica dell’utero in affitto

 

La Lorenzin ha detto, durante un’intervista a “Maggioranza Assoluta”, che non ammette la stepchild adoption perché favorisce la pratica dell’utero in affitto:

“Da questa empasse se ne esce in due modi: o con lo stralcio dell’articolo 5, quello sulle adozioni, pensando ad esempio a un istituto ad hoc per le adozioni speciali, oppure in un modo molto forte e duro. Vale a dire dichiarando la pratica dell’utero in affitto un reato universale, perseguendolo anche se fatto all’estero con una sanzione penale. Oltre alla sanzione penale, si può impedire l’adozione da parte del convivente del bambino concepito con l’utero in affitto. Se si seguirà questa linea per le nuove nascite, si scoraggia certamente l’utilizzo di questa pratica”.

Non condividerà certamente il parere della Lorenzin sull’utero in affitto la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che, recentemente, ha condannato l’Italia al riguardo. In particolare, la Corte ha affermato che l’Italia non ha riconosciuto il diritto a una coppia sposata di adottare un bimbo che non aveva nessun legame biologico con loro, poiché nato col metodo dell’utero in affitto. L’Italia, secondo la Corte, non è stata in grado di comprovare che l’allontanamento del minore, venuto alla luce in Russia da madre surrogata, fosse doveroso.

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha sanzionato l’Italia dopo il ricorso di una coppia del Molise che era ricorsa alla pratica dell’utero in affitto in Russia (dove è legale). I due diventarono genitori di un bimbo, iscritto all’anagrafe in Russia. Una volta arrivati in Italia, però, la coppia si vide rifiutare l’iscrizione del piccolo all’anagrafe perché il certificato di nascita conteneva informazioni fittizie. Il bimbo fu allontanato dalla coppia ed affidato temporaneamente a una nuova famiglia.

La Corte, alla fine ha dato ragione alla coppia molisana. L’Italia dovrà risarcirla con 20.000 euro per danni morali, che si aggiungono ai 10.000 euro per le spese legali.

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