E’ decisamente interessante e utile l’iter didattico-formativo “BioAlimenta il domani” promosso per ogni scuola secondaria di primo grado. L’iniziativa è giunta alla sua quarta edizione
Secondo le recenti informazioni divulgate da Biobank, nota banca dati di tutto ciò che concerne il bio italiano, è aumentato il numero delle mense italiane (+43% negli ultimi 4 anni) che servono frutta e verdura bio, ovvero prodotti coltivati senza pesticidi e con sistemi rispettosi dell’ambiente.
Lo scopo della campagna “BioAlimenta il domani” è quello di diffondere la cultura dell’agricoltura biologica, rendere noto a tutti l’effetto dei prodotti Ogm su salute, alimentazione e ambiente, e preservare la biodiversità. L’iniziativa è piaciuta a molti istituti italiani e ad essa hanno aderito ben 1.000 nutrizionisti e numerosi genitori.
Colui che ha promosso l’importante iniziativa, Patrizio Vanessi, ha affermato: “Il senso di parlare di biologico, di trasferire ai ragazzi, unico interlocutore che può costruire un futuro, tutti gli elementi sia sull’aspetto nutrizionale che su quello del territorio, per aiutarli a vivere meglio, a mangiare meglio e a rispettare l’ambiente in cui vivono”. Il presidente Nutri, Riccardo Monaco, ha invece asserito: “Educare i bambini che a loro volta educheranno i genitori, a una sana alimentazione, portando prodotti biologici nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità”.
Speriamo che la campagna “BioAlimenta il domani” servirà a sensibilizzare sempre più scuole sul fatto che bisogna introdurre cibi bio nelle mense scolastiche. Gli alimenti biologici fanno bene alle persone e all’ambiente. Da una ricerca condotta da un gruppo di studiosi dell’Università di Washington è emerso che nelle orine di bimbi che mangiano solitamente frutta e verdura non bio è presente un’elevata quantità di pesticidi organofosforati. Queste sostanze, invece, non si trovano nelle orine dei piccoli che consumano cibi bio. “Il modo più semplice per ridurre le sostanze chimiche a carico dei bambini è far consumare loro prodotti biologici”, hanno concluso gli studiosi statunitensi.
