Comunicare Con I Cari Defunti Ascoltando Le Dolci Note Dei Nostri Sogni

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e-se-la-morte-non-esistesse-morte-la-miglior-invenzione-della-vitaLa morte, nell’immaginario contemporaneo e materialistico, rappresenta una fine, la conclusione di un progetto di vita, iniziato molti anni prima. Tuttavia, anche le scienze stesse hanno ormai profondamente abolito la concezione di finitezza della vita, abbracciando il concetto più ampio di “vita eterna”. La vita eterna non si snoda, necessariamente, nei meandri di un Paradiso biblico, in caso di vita integerrima, o di Inferno, nel caso, opposto, di condotta altamente peccaminosa. La vita terrena sarebbe unicamente una porzione minima della lunga e sfolgorante vita eterna dell’anima. Il corpo spirituale sopravvive alla morte terrena. Numerose testimonianze raccontano di visioni di una mappa ultraterrena da parte di vivi dalla mente ricettiva. I nostri morti non ci abbandonano al trapasso; unicamente avvertono la nostra presenza da svegli ma sono impossibilitati ad una comunicazione efficace allo stato di veglia; tutto ciò che essi percepiscono sono le pulsioni, i sentimenti e le afflizioni dell’anima. Il corpo spirituale torna puro; si libera di ogni brama o pulsione terrena ed ascende ad una dimensione di serenità. I cari che non possiamo più abbracciare, col corpo, possono comunicare con la nostra anima mentre dormiamo. Il sonno rappresenta una morte breve, dalla quale possiamo svegliarci; in tal modo, la morte si caratterizza come un sonno eterno. Durante il sonno, chi abbiamo perduto e piangiamo può venire a consolarci, ad abbracciarci, e quell’abbraccio e quelle parole non rappresentano semplicemente il desiderio di avere nuovamente un contatto con chi ci ha lasciati prematuramente, bensì sono esattamente quel che sembrano, gesti materiali che il defunto compie per noi, proprio come quando eravamo in vita, con la differenza che avvengono in una dimensione ultraterrena. Anche i vivi possono condizionare la vita ultraterrena dei propri defunti, aiutandoli a raggiungere la libertà spirituale e liberandoli dalle brame e dai peccati del mondo. Queste anime, ancora attaccate alla vita, possono chiedere in sogno un sostegno o una preghiera che garantisca loro la pace eterna. Il riposo eterno, dunque, non rappresenta una condizione statica in cui la vita s’interrompe bruscamente, senza che i defunti sappiano più nulla di coloro che hanno ardentemente amato in vita. I nostri morti avvertono le vibrazioni della nostra anima; comprendono se siamo tristi o se viviamo in pace, ma, chiaramente, non possono percepire le cause delle nostre azioni o le ragioni dei nostri stati d’animo altalenanti. Numerose sono le testimonianze di vivi che hanno ricevuto visite, in sogno, dai morti. Credere alla comunicazione vivi-morti non significa ricorrere a pratiche esoteriche che sconvolgano l’equilibrio tra mondo terreno ed energie spirituali, ma, semplicemente, coltivare il lato spirituale dell’anima, avvertendo, con ricettività, i segni che i defunti ci inviano da un mondo ultraterreno, per molti, un mondo migliore e privo di ingiustizie. Capiterà di scoprire i nostri morti ringiovaniti, senza il peso degli anni e l’afflizione della malattia, proprio in nome di quella beatitudine eterna, sapientemente descritta nei libri sacri, che riporta le anime celesti alla loro gioia originaria. Una beatitudine che i defunti riusciranno a trasmettere a noi esseri umani, spesso disperati e confusi dalle informazioni frammentarie che conosciamo su di una possibile vita dopo la morte, circa una mappa ultraterrena impossibile da decifrare fino a pochi istanti prima della morte terrena

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