La Morte Non Esiste: dalla fisica quantistica alle esperienze di Pre-Morte

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persona-cara-defunta-la-morte-non-è-nienteLa morte, non esisterebbe. Ad affermarlo, non solo la religione, ma anche la scienza. E se la scienza stessa ha iniziato a concepire la morte differentemente da una scure che ci conduce ad una non-vita eterna, la paura stessa di perire cesserà. Non muoriamo, ed il perché ce lo spiega la fisica quantistica . Laddove il cosmo si auto-rigenera e catalizza l’energia, richiama a se’ quella spirituale, una volta che il corpo cessa le sue funzioni vitali. Il cosmo si alimenta per nostra coscienza. Attraverso di essa, l’energia si presenta sotto determinate spoglie piuttosto che altre. Non il corpo, ma la coscienza smuovono l’universo stesso e le sue funzioni. La coscienza non muore col corpo, ma fa il suo ritorno al multiverso, che è inizio e ragione della vita del cosmo. Se il cuore smette di battere, l’energia cosciente non si spreca; fa il suo ritorno alla sorgente e viene riconsegnata al cosmo, assieme alle informazioni che l’anima racchiude in se’. Secondo la fisica quantistica, dunque, la coscienza sopravvive alla morte corporea e vive per un tempo indeterminato, persino infinito.

L’infinitezza della percezione vitale sarebbe testimonianza dalle note esperienze di Near Death, ossia di Pre-Morte. Laddove un individuo ha svolto un viaggio di andata e ritorno nell’aldilà ne ha parlato in termini precisi, raccontando di paesaggi ricchi di dettagli. Un ricordo ben più vivido di un sogno o di una suggestione. Un ricordo che, rapportato a quello di altri individui sopravvissuti alla morte, disegna un quadro preciso e rassicurante. La morte non fa paura. Se ne parla come di una “luce eterna ed incommensurabile”. Si attraversa un tunnel abbagliante e meraviglioso. Si ripercorre i flashback più significativi della propria vita ed, in alcuni casi, si rivede il sorriso dei nostri cari, persi sulla terra. Chi torna dalla morte ne conserva un ricordo dolce e non ne ha più paura. Si racconta di chi ha avuto la percezione della realtà anche dopo la morte, alterando unicamente lo scorrere del tempo, più rarefatto. I testimoni sono stati tratti in salvo dalla morte eterna, dopo un arresto cardiaco o la morte cerebrale; son stati risucchiati da quella luce, ma non l’hanno desiderato. Se davvero la vita eterna fosse costituita da una luce perenne, in grado di generare, nell’anima più che mai viva, una gioia mai provata sulla terra, il senso di angoscia della fine che, gelosamente, ogni uomo nasconde nei meandri più segreti del proprio animo non avrebbe ragione di esistere. Ha senso chiedersi, piuttosto che la ragione dell’esistenza di una morte terrena, lo scopo del nostro breve viaggio sulla terra. Una preparazione, attraverso le opere, al viaggio spirituale dell’anima? Una prova atta a misurare la capacità dell’uomo di evadere le tentazioni e guadagnarsi davvero quella vita eterna che anche la scienza, oggi, approva?

 

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