Dolce e Gabbana vestono donne musulmane: collezione halal
Da Redazione
Gennaio 07, 2016
Dolce e Gabbana sono due stilisti aperti, poliedrici e sperimentatori. Adesso strizzano l’occhio al Medi Oriente, presentando la prima collezione halal, comprendente capi pensati per le donne islamiche
L’originale collezione di Dolce e Gabbana, intitolata Dolce & Gabbana Abaya Line, è stata presentata su Style.com/Arabia e comprende abiti ideati per le clienti musulmane. Lo stile inconfondibile dei due stilisti italiani, comunque, si nota sempre. Si tratta di vestiti lunghi, che coprono anche il capo e lasciano scoperti solo piedi e mani.
Dolce e Gabbana, dunque, sono riusciti a rendere eleganti e fashion anche abiti notoriamente austeri. I designer propongono anche molti accessori da abbinare a tali abiti, come occhiali e gioielli. I capi pensati per le donne musulmane ideati dagli stilisti italiani sono neri o beige, vivacizzati da limoni, pois e margherite.
I noti designer italiani, dunque, voglio anche conquistare le donne musulmane, sempre più attente al mondo della moda. Del resto, il dossier ‘State of the Global Islamic Economy 2014/2015’, mostrato anche al Turin Modest Mashion Roundtable’ parla chiaro: i musulmani sborseranno, nel 2019, la bellezza di 484 miliardi di dollari per scarpe, vestiti e tutto ciò che ruota al mondo della moda. Due anni fa, la spesa si era attestata a 300 miliardi di dollari.
Dolce e Gabbana sanno bene che una parte del loro business futuro sarà rappresentata anche dal mercato mediorientale. Le foto della Abaya Collection si possono osservare online. La collezione prende in nome dalla Abaya, ovvero quella veste lunga e scura che indossano le donne musulmane. Insomma, l’obiettivo degli stilisti italiani, divenuti molto popolari dagli anni ’80, è quello di rendere più chic anche le clienti musulmane.
Chissà cosa penseranno i miliziani dell’Isis della scelta di rendere le donne islamiche più trendy? Sicuramente saranno contrari, visto che il loro scopo è quello di schiavizzare il ‘gentil sesso’, privandolo dei diritti e libertà fondamentali.
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