Epifania

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befana fantoccio

Epifania o festa dell’apparizione

Etimologiabefana fantoccio

Il senso delle festa religiosa dell’Epifania sta tutto nella sua etimologia, la parola è di derivazione greca, “epifainomai”, e significa apparire. Con essa i greci indicavano il manifestarsi della volontà divina attraverso un segno portentoso. Nella religione crisitana indica il giorno, che oggi identifichiamo comunemente con il 6 gennaio, in cui Gesù, appena nato, si presentò per la prima volta agli uomini, i Re Magi. In realtà, oltre all’adorazione dei Magi, essa veniva riferita ad altre due manifestazioni del divino in Gesù, il battesimo nel fiume Giordano ed al suo primo miracolo.

I Re Magi

Le figure esotiche e al tempo stesso enigmatiche dei Re Magi, ora identificati con ricchi sovrani di paesi lontani, ora come sapienti di astronomia sono citate unicamente nel vangelo di Matteo e secondo il numero dei loro doni vengono contati in numero di tre, sebbene Matteo non si soffermi sulla questione, né altro ci dice sulla loro identità, ma soltanto che dopo aver adorato Gesù bambino ritornarono ciascuno alle proprie case attraverso vie diverse
Fu la presenza di un’insolita stella su in cielo, da identificare forse con la cometa di Halley (molte sono le tesi a sfavore), che indicò ai tre re, Gaspare Melchiorre e Baldassare, che un evento portentoso si era verificato da poco e ed il suo chiarore notturno indicò loro la via da seguire.
I tre magi, o sapienti, simboleggiano le tre popolazioni che abitavano allora la Palestina, Gaspare camitico, Melchiorre semitico e Baldassare giapetico, i qual compiendo il viaggio per recarsi alla culla di Gesù a Betlemme ne riconoscevano di fatto la sovranità sulla Giudea e gli porgevano il loro tributo anch’esso dall’alto valore simbolico: oro, segno di sovranità appunto, incenso di divinità e mirra di mortalità.

Origine dell’Epifania

La festa cristiana dell’Epifania è sicuramente di origine orientale e, secondo quanto ci informa S. Agostino, fonte sempre preziosissima per i primi secoli della Chiesa, stando alle fonti non risulta ancora nel I secolo d. C., ma comincia a diffondersi tra i documenti del III secolo, per essere celebrate in qualunque parte dell’Impero Romano ufficialmente nel IV secolo.

Dall’Epifania alla Befana

Il passaggio dal termine Epifania a Befana e foneticamente assai semplice, ma il mutamento di direzione assunto dalla festività è meno chiaro e si perde tra i meandri storici delle credenze popolari intrise di paganesimo, spesso osteggiate durante i secoli dalla Chiesa di Roma.
Secondo tali credenze una donna in tarda età, vestita di lunga gonna e scialle andrebbe in giro a cavallo di una scopa la notte tra 5 e 6 gennaio portando in giro doni in dolci, quale ricordo dell’omaggio porto dai Re Magi a Gesù bambino. La Befana, vecchia strega dai poteri benevoli, potrebbe recare al posto di un dono del nerissimo carbone, unico atto malefico tramite il quale esprime il proprio disappunto.
L’origine contadina della credenza la lega indissolubilmente alla necessità dell’uomo di godere di una terra fertile e dunque ai cicli stagionali di morte e rinascita delle sementi e dei raccolti; la Befana diventa, così com’è vecchia e raggrinzita, emblema dell’anno appena terminato e che nella magrezza dell’inverno deve trovare già nuova linfa per rinascere, e da qui la necessità di bruciarne il fantoccio per propiziare l’abbondanza dell’anno a venire.

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