Feci nel kebab, 140 ricoverati: titolari ristorante condannati

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Due ristoratori inglesi nei guai per aver servito del kebab senza rispettare enorme igieniche. La denuncia è scattata dopo che negli alimenti sono state trovate tracce di feci umane. Ben 140 clienti sono finiti in ospedale.

Feci umane nel kebab

Feci umane nel kebab. E’ questo il motivo che ha portato alla chiusura di un noto ristorantino di Nottingham. Il Khyber Pass, che si trova in Hyson Green, è stato sbarrato dagli agenti di polizia dopo l’ordinanza del giudice del tribunale della città del Regno Unito.

I fatti risalgono ad agosto, quando dei clienti del locale ordinarono del cibo a portar via e dopo alcuni giorni molti accusarono dei malori. In ospedale sono finite ben 140 persone e, addirittura, anche una bambina di soli 13 anni, che è stata ricoverata in terapia intensiva. Fortunatamente, non si sono registrati decessi, ma il fatto rimane molto grave.

La decisione del giudice di Nottingham

La decisione del giudice di Nottingham è stata molto ferrea: chiusura del locale per 12 mesi e quattro mesi di prigione per i proprietari del locale, che non hanno rispettato le norme vigenti. I ristoratori, Mohammad Abdul Basit di 48 anni e Amjad Bhatti di 45, sono stati condannati dal giudice con le accuse di scarsa igiene personale dei lavoratori, vendita inadatta di alimenti per il consumo da parte dei clienti e per le inadeguate macchine per la sanificazione e del lavaggio mani.

Le indagini, che sono state condotte dal comune di Nottingham, hanno rivelato presenza di escherichia coli sulla lattuga utilizzata per la preparazione dei panini venduti takeaway. L’epidemia, quindi che ha colpito le 140 persone, è dovuta alla venuta a contatto da parte dei prodotti alimentari utilizzato con delle spore di feci umane.

La condanna dei due ristoratori

La condanna dei due ristoratori, come detto è di un periodo di permanenza in prigione e anche del risarcimento di 28mila sterline per ogni cliente contaminato. II proprietari del locale, durante l’udienza in tribunale, non hanno potuto far altro che dichiararsi colpevoli.

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