Festival del Cinema di Roma: “Lo Chiamavano Jeeg Robot” Entusiasma Pubblico e Stampa
Da Redazione
Ottobre 18, 2015
Grande successo di “Lo chiamavano Jeeg Robot” alla seconda giornata del Festival del Cinema di Roma. Giornalisti e pubblico sono rimasti soddisfatti dopo la proiezione del lungometraggio firmato da Gabriele Mainetti, artista venuto alla ribalta grazie a corti come “Basette” e “Tiger Boy”
Mainetti debutta alla regia, dunque, e riscuote già molto successo. Il suo “Lo chiamavano Jeeg Robot” ha fatto centro. E’ piaciuta molto la storia ed è stato apprezzato il talento degli attori. Il protagonista, Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) vive a Tor Bella Monaca, quartiere ‘difficile’ di Roma. E’ un tipo solitario, di poche parole, che sbarca il lunario con piccoli furti. Un giorno, dopo una lite, Enzo si lancia nel Tevere e finisce in un cassonetto colmo di materiale radioattivo. Ceccotti nota, dopo l’episodio, di aver acquistato super poteri che lo rendono imbattibile: proprio quello che ci vuole per vivere tranquillamente a Tor Bella Monaca. Enzo diventerà il Jeeg Robot del quartiere.
“Lo chiamavano Jeeg Robot” è una ‘perla’ del cinema italiano per vari motivi: gli attori sono straordinari e la trama è originale. Mainetti ha voluto trattare diversi temi ‘delicati’ e attuali come violenza, amore, diseguaglianza e social network.
Nel corso di un’intervista, il protagonista, Claudio Santamaria (ingrassato 20 kg per interpretare Enzo) ha detto: “Da bambino, per molto tempo, ho guardato i supereroi, soprattutto Spiderman che ho amato e odiato allo stesso tempo. Se avessi i super poteri entrerei in Parlamento e… a quel punto quello che succede non lo so. La ricerca del supereroe è un po’ come la ricerca di Dio, anche lui potrebbe essere un supereroe visto che rappresenta il nostro bisogno di contatto col sovrumano”.
Mainenti, parlando del suo capolavoro, ha asserito: “Il mio è un film che prova ad essere molto diverso dagli altri, senza nulla togliere alle commedie e all’approccio autoriale. Cerca di attraversare un po’ tutti i generi, e secondo me è figlio di una contemporaneità”.
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