Oggi, 27 gennaio 2016, si celebra la Giornata della Memoria, un giorno in cui viene commemorata la Shoah. Purtroppo, nonostante siano passati molti anni dall’eccidio nazista, l’antisemitismo non è stato del tutto neutralizzato
Nel mondo ci sono ancora diverse persone, anche se molto anziane, in grado di raccontare la crudeltà dei nazisti, il cinismo della macchina bellica tedesca, e le sevizie subite da moltissime persone nei lager nazisti. Le parole di questi soggetti non vanno mai dimenticate, anzi vanno tramandate perché le future generazioni non dovranno commettere i tremendi errori commessi dai loro avi.
Come ogni anno, oggi si commemora l’Olocausto. Nei campi di sterminio nazisti non furono uccisi sono ebrei, ma anche gay, disabili, diversi e soggetti di colore. Ciò che fa ancora rabbrividire è il fatto che il Fuher Adolph Hitler aveva pianificato tutto, aveva progettato la strage di innocenti. La Shoah va ricordata perché non ricordarla significherebbe uccidere un’altra volta tutte quelle persone.
Toccanti le parole di Riccardo Goruppi, un sopravvissuto 89enne che trascorse molto tempo nel lager di Dachau:
“Ai giovani dico di non odiare, perché l’odio, attraverso il nazismo, ha insegnato ai giovani a diventare assassini… La Giornata della Memoria è la giornata di tutte le deportazioni. Un ricordo che rimane sempre valido, e che deve restare nella memoria”.
Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, non poteva non ricordare il dramma della Shoah, una pagina nera della storia dell’umanità:
“Ad Auschwitz-Birkenau i soldati russi trovarono soltanto, se così si può dire, 7.000 prigionieri, malati e ormai allo stremo, lasciati lì a morire dai nazisti in fuga. Ma all’interno di quel campo spettrale e sconfinato, delimitato da torrette e reticolati elettrificati, trovarono la più grande, moderna ed efficiente macchina di morte mai concepita nella storia dell’uomo. Il 27 gennaio di 71 anni fa l’esercito russo abbatteva i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz… Auschwitz, con i suoi reticolati, le camere a gas, le baracche, i forni crematori non ci abbandona. Al contrario ci interpella costantemente, ci costringe ogni volta a tornare sul ciglio dell’abisso e a guardarvi dentro, con gli occhi e la mente pieni di dolore e di rivolta morale”.
