L’aspirina e il suo potere: può guarire dal tumore al fegato
Da Redazione
Novembre 12, 2018

L’aspirina e il suo potere: ancora oggi stupiscono gli effetti magnifici. Passano gli anni, e grazie a degli studi emergono tutti i benefici della compresa. Da molte ricerche è emerso anche il suo potere antitumorale, in particolare verso il cancro a livello gastrico.
L’aspirina e il suo potere: lo studio
Durante il congresso sulle malattie epatiche è stato evidenziato uno studio prospettico associa secondo cui l’assunzione di aspirina (almeno due o più pillole a settimana da 325 mg) comporta un calo del rischio di ammalarsi di epatocarcinoma (Hcc), il tumore al fegato.
Lo studio ha portato ad analizzare 133.371 persone di altri due studi che hanno assunto regolarmente aspirina, con dose e durata, ogni due anni dal 1980 e 1986 (date differenti per i due studi) fino al 2012. È emerso che rispetto ai non utilizzatori di aspirina, nel gruppi “aspirina dipendente” è più bassa la percentuale di malattia.
Il parere degli esperti circa l’aspirina e il suo potere
Tracey G. Simon, coautrice dello studio, che lavora al Massachusetts General Hospital ha dichiarato “Le terapie a disposizione non sono soddisfacenti e la mortalità dovuta ad epatocarcinoma negli Stati Uniti è in aumento, per questo abbiamo un bisogno urgente e crescente di individuare strategie di prevenzione primaria. È così, poiché studi precedenti avevano già suggerito una relazione tra aspirina e minor rischio di Hcc, ma non si conosceva né il dosaggio né la durata, abbiamo deciso di fare un’indagine specifica. Partendo da quello che già sappiamo: che l’epatocarcinoma ha una latenza molto lunga e che quindi una terapia preventiva, come l’aspirina, verosimilmente richiede un utilizzo che duri nel tempo“.
L’esito dello studio non vuole portare la gente ad assumere l’aspirina anche perché c’è ancora bisogno di indagare sui vari stadi delle malattie epatiche croniche prima di cominciare ad utilizzarlo come farmaco antitumorale. Dunque prima di poter parlare di prevenzione primaria di Hcc bisogna raccogliere più dati, e capire quali pazienti ne possono beneficiare con rischi minori.
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