Le Iene: inviati Pelazza e Canale indagati per corruzione
Da Redazione
Giugno 15, 2015
Sembrerà strano ma due inviati del programma Le Iene dono indagati per corruzione. Parliamo di Luigi Pelazza e Mirko Canale, note e ammirate Iene. Per i giudici del Tribunale di Napoli Pelazza e Canale sarebbero co-protagonisti di una vicenda di corruzione.
I due inviati de Le Iene sarebbero finiti nel mirino della giustizia per un servizio realizzato sulla presunta compravendita delle patenti nautiche riferibile all’Ufficio Marittimo di Pozzuoli. Pare che Pelazza e Canale siano venuti a conoscenza, mediante una testimonianza anonima, che il proprietario di una scuola guida avrebbe chiesto un compenso aggiuntivo per garantire le patenti nautiche senza necessità di sostenere gli esami.
Pelazza e Canale si sarebbero accordati con l’uomo a cui, successivamente, sarebbe stata consegnata la patente pur non avendo sostenuto nessun esame. I pm di Napoli hanno dunque accusato le due Iene per concorso in corruzione sebbene abbiano assunto tale comportamento per arrivare a una denuncia. Il legale Carlo Taormina, che difende Pelazza e Canale parla di vicenda molto grave: “Se dovesse passare questo messaggio, nessun giornalista vorrà più fare un’inchiesta se poi corre il rischio di essere incriminato per fatti che voleva esclusivamente denunciare al pubblico”.
Pelazza ha spiegato nel corso di un’intervista a FQMagazine: “Il servizio incriminato comincia con una soffiata su un autoscuola che avvantaggiava le persone per ottenere patenti nautiche. Al primo incontro a cui abbiamo partecipato il titolare conferma che è così: può sapere le domande in anticipo, c’è chi gli passa il disegno della carta nautica, ecc… Al secondo incontro abbiamo alzato il tiro dicendo che non avremmo voluto fare il corso. Allora il tizio ci ha risposto che non c’erano problemi, se non volevamo farlo potevamo clonare la patente e ci spiega il meccanismo. Trovandoci a Napoli e pensando di avere di fronte un truffatore a cui diamo i soldi e poi lui ci rifila un pezzo di plastica al posto della patente siamo stati titubanti. Non pensavamo riuscisse a fare quello che ha fatto. Mica è una truffa di poco conto. Comunque decidiamo di pagarlo. Gli diamo 300 euro. La terza volta ritiriamo la patente. Andiamo alla Capitaneria di Pozzuoli e dall’atteggiamento che hanno gli ufficiali ci accorgiamo che è vera, quindi non gli lasciamo la patente perché capiamo che c’è qualcosa che non va, e Mirko va a consegnarla ai carabinieri. Non avevamo di certo bisogno della patente nautica, io oltretutto ce l’ho e ho fatto l’esame delle ’12 miglia per vela e motore’. Non pensavamo di essere di fronte a uno che avrebbe realmente creato delle patenti perché in tal caso non avremmo pagato. Sapevamo che saremmo andati incontro a un reato abbastanza grave. Come è successo altre mille volte, di millantatori ne trovi tanti. Eravamo preparati a fare chiusura ad un truffatore entrando in campo. Per essere accusati di concorso in corruzione basta la promessa di pagamento. Se il principio passasse saranno tempi duri per il giornalismo investigativo: Stiamo facendo riunioni in redazione. Abbiamo tutti famiglia e figli, ma bisogna capire che strada prendere. Se mi condannano però voglio andare a Cesano Boscone anch’io come Berlusconi. Non ci era mai successo un caso del genere alla Iene. Certo agiamo sempre sul filo della legalità, ma abbiamo degli avvocati con cui ci confrontiamo di continuo. Solo quando ti trovi di fronte a queste situazioni immediate, dove non puoi scegliere e non hai tempo di valutare, rispondi sì, ok. Quando andremo dal giudice non diremo mai di non aver sbagliato. Adesso sappiamo di aver sbagliato, ma non l’abbiamo fatto con dolo. Quando in Capitaneria ci siamo accorti che era la patente era clonata come vera, abbiamo semplicemente fornito un aiuto alle forze di polizia e alla cittadinanza. E’ paradossale che alla fine paghiamo noi. Ora che facciamo? Un servizio tv col codice penale in tasca da consultare davanti al malfattore?”.
“Si rischiano 3-4 anni di pena. Se mi condannano vado davvero ai servizi sociali. Comunque andremo in Appello e in Cassazione, ci difenderemo coi denti perché attenzione non perché siamo sicuri di non aver sbagliato, non siamo sicuri di aver sbagliato l’abbiamo documentato, vogliamo che il giudice capisca che eravamo in buona fede. Non siamo partiti con l’idea di andare lì e comprare una patente, questo deve essere valutato prima di ogni altra cosa”, ha aggiunto l’inviato delle Iene.
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