Al giorno d’oggi, in Italia, il posto fisso è una chimera e il lavoro non c’è. Che fare allora? Che cosa devono fare i milioni di disoccupati italiani? I più temerari e ottimisti provano ad avviare un’attività imprenditoriale, sebbene le tasse da pagare siano veramente tante. I dubbiosi possono leggere questo post.
Chi ha in mente di rispettare determinati requisiti e condizioni può, però, pensare al regime dei minimi. Rammentiamo che da gennaio di quest’anno è entrato in vigore il nuovo regime dei minimi che prevede una tassazione del 15%.
Il primo punto di forza del regime dei minimi è la previsione di una sola imposta del 15%, che comprende tasse come Irpef e Irap. Un altro vantaggio è l’assenza della tenuta delle scritture contabili, nonché la registrazione della tenuta delle scritture contabili. Chi agisce col regime dei minimi, però, ha anche degli obblighi, come quelli di fatturazione o di attestazione dei corrispettivi.
E’ bene precisare che se si ha intenzione di acquistare beni strumentali di valore superiore ai 15.000 euro non ci si può avvalere del regime dei minimi. I beni strumentali sono quelli che consentono all’impresa di operare, come macchinari o automobili.
Chi ha estro e voglia di fare, anche in uno stato come l’Italia, dovrebbe farsi consigliare ed aprire una partita Iva, magari optando per il suddetto regime dei minimi, visto che non costa molto. L’Italia è uno dei paesi europei con più liberi professionisti, quindi ogni giorno vengono aperte molte partita Iva.
Dobbiamo ricordare che molti datori di lavoro fanno aprire ai dipendenti partite Iva per evitare costi alti. In tali casi si parla di false partita Iva, visto che il titolare di partita Iva è nei fatti, un lavoratore subordinato. In tal caso, il lavoratore potrà ricorrere al giudice del lavoro è reclamare il riconoscimento del lavoro subordinato.
State pensando seriamente di aprire una partita Iva? Oggi non è arduo: basta una Comunicazione Unica, ovvero la comunicazione online al Registro delle Imprese.
