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ridurre il rischio di ictus: Il segreto? Te’ e pomodoro

Da Redazione

Gennaio 18, 2014

ridurre il rischio di ictus: Il segreto? Te’ e pomodoro

Te’, pomodori e lunghe camminate riducono il rischio di ictus

L’ictus è una patologia di carattere vascolare celebrale che può sopraggiungere improvvisa e con conseguenze spesso ictusfatali. I sintomi sono talvolta indecifrabili e quando il paziente giunge in ospedale le condizioni sono quasi sempre critiche. Le caratteristiche di questo male rivelano che la prevenzione è di preminente importanza.

Secondo gli scienziati dell’università della California, autori di una ricerca sui pazienti in età critica(oltre i 65 anni, sebbene l’ictus possa colpire chiunque), il te’, il pomodoro e le lunghe passeggiate ridurrebbero notevolmente il rischio di un ictus.
Chi beve tre tazze al giorno di te’ nero o verde ha il 20% di probabilità in meno, rispetto a chi non consuma tali bevande, di essere vittima di ictus. Nel regno unito, i coaguli di sangue uccidono ogni giorno circa 200 persone. Il te’ è un ottimo antiossidante, in grado di proteggere la arterie da danni e coaguli.

Anche il pomodoro, essendo fonte di licopene, è consigliato per una protezione a lungo termine dall’ictus. Il licopene, la sostanza che conferisce al pomodoro il tipico colore rosso, riduce notevolmente i danni ai vasi sanguigni. In un campione di soggetti presi in esame, quelli con alte percentuale di licopene nel sangue hanno manifestato il 55% di rischi in meno di essere colpiti da ictus, rispetto a quelli con licopene basso.

Infine, non dimentichiamoci la tanto predicata attività fisica: anche nella terza età essa è molto consigliata. Non una passeggiata sfiancante, ma costante e regolare. Meglio camminare a lungo che velocemente, in sostanza. Lo studio condotto su 3500 uomini in salute di età compresa fra i 60 e gli 84 ha dimostrato che in soggetti avvezzi a camminare fra le 8 e le 14 ore a settimana, le possibilità di avere un ictus sono di un terzo inferiori a chi conduce una vita statica. Questo dato si fa ancora più interessante se osserviamo chi cammina per più di 22 ore alla settimana: in quel caso c’è un calo del rischio di due terzi.

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