Sonda spaziale Juno
Da Redazione
Ottobre 31, 2018
La sonda spaziale Juno è stata lanciata il 5 agosto 2011 dalla Florida (Usa) con lo scopo di esaminare il campo magnetico su Giove. La sonda è servita ad ottenere eccezionali immagini di Giove e numerosi dettagli sulla famosa ‘macchia rossa’. Il programma per lanciare in orbita tale sonda si è basato sulla previsione di missioni spaziali all’avanguardia.
Gli obiettivi della sonda spaziale Juno
Il lancio della sonda Juno è stato finalizzato non solo alla disamina dei campi magnetico e gravitazionale di Giove ma anche all’esame dettagliato dell’opacità delle nubi, della struttura dell’atmosfera e della velocità dei venti. Grazie alla suddetta sonda, inoltre, gli studiosi hanno tentato di scoprire di più sulla composizione tridimensionale della magnetosfera dei poli. Juno ha consentito di vagliare varie peculiarità del grosso pianeta, come le aurore del sistema solare, ovvero quelle grandi che si possono scorgere anche dal nostro sistema solare.
Grazie alla sonda Juno sono state ottenute immagini straordinarie delle aurore polari di Giove, che si formano in maniera straordinaria proprio perché tale pianeta ha un campo magnetico decisamente più potente di qualsiasi altro pianeta che orbita attorno al Sole. Uno degli scopi di Juno è stato anche quello di scoprire la sussistenza di un nucleo; non si sa bene, inoltre, se tale ‘core’ sia solido. Secondo l’opinione dominante, Giove avrebbe un nucleo formato da idrogeno metallico vorticoso. Nessuno sa, però, cosa c’è sotto le macchie. Obiettivo importante della sonda, inoltre, è stato la ricerca di acqua sul pianeta. I ricercatori hanno così tentato di accertare, da un lato, quando è nato Giove, dall’altro le particolarità del sistema solare primordiale.
La macchia rossa
Il lancio di Juno è stato connotato da numerosi pericoli, in primis il forte campo magnetico su Giove: era alta la probabilità che la sonda fosse logorata dalle radiazioni. Le immagini inviate a terra dalla sonda hanno consentito ai ricercatori di scorgere la cosiddetta macchia rossa, ovvero una specie di occhio che, secondo la teoria prevalente, è una tempesta nel sistema solare che non accenna ad affievolirsi da ben 3 secoli.
Sonda Juno: le peculiarità
Juno è stata lanciata da un razzo nel 2011 ed è arrivata su Giove dopo un lustro. La missione avrebbe dovuto chiudere i battenti nel 2018. La sonda ha impiegato 11 giorni per inserirsi in un’orbita polare, dovendo effettuare 32 orbite attorno al pianeta. Tra le caratteristiche più interessanti della sonda Juno ci sono i pannelli solari. In genere le sonde lanciate in orbita vengono alimentate mediante energia radioattiva ma per Juno si è pensato a qualcosa di diverso, nello specifico all’installazione di 3 imponenti pannelli solari sulla sonda, di cui uno capace di coprire una distanza ragguardevole, pari a 24mila km/q.
Non solo pannelli solari. La sonda Juno è stata costruita con particolari e innovative metodiche, tali da garantire la costante alimentazione mediante energia solare. Proprio per tale caratteristica, l’orbita attorno a Giove è stata pensata per tenere la sonda lontano dalle zone d’ombra. In tal modo, è stata garantita un’alimentazione costante mediante i raggi solari. I ricercatori hanno specificato che Juno ha terminato la sua missione ‘tuffandosi’ nel corpo celeste che ha esaminato. In verità, quando ci si riferisce a Giove, non si può parlare di vero e proprio tonfo in quanto si tratta di un pianeta gassoso. Bisogna rammentare che Juno non è stata la prima sonda ad approdare su Giove: la sonda Galileo, tra il 1995 e il 2003, concluse la missione in modo simile.
Juno: navicella da record
Perché Juno? Beh, gli scienziati hanno deciso di omaggiare la dea romana Juno, che aveva la capacità di guardare tra le nuvole. Un nome, senza dubbio, azzeccato visto l’importante ruolo della sonda, che ha cercato di scoprire cosa nasconde il gigantesco pianeta. Una ricerca importante, effettuata mediante pannelli solari da 8,9 metri. E’ innegabile che Juno sia una navicella da record, basti pensare che ha raggiunto Giove dopo un viaggio di 2,8 miliardi di km. La straordinaria sonda della Nasa ha fatto segnare però altri record. Vediamone qualcuno.
Dai numerosi video online ci si può facilmente rendere conto che la sonda Juno aveva dimensioni importanti: diametro e altezza pari a 3,5 metri. Un primato attiene anche ai pannelli solari, contenenti la bellezza di oltre 18mila celle solari, tali da garantire l’energia necessaria non solo per il funzionamento di comunicazioni e strumenti ma anche per mantenere una temperatura ottimale nella sonda. Juno ha fatto meglio, dunque, di Rosetta raggiungendo il punto più lontano dal sistema solare mediante l’energia solare. Un altro primato concerne la velocità: la navicella è stata quella più veloce ad entrare nell’orbita di un pianeta. Gli studiosi hanno affermato che la velocità massima raggiunta è stata pari a 265.000 km/h; quella al momento dell’entrata nell’orbita di Giove è stata 208.000 km/h. Juno ruotava su stessa come le sonde Pioneer: ciò per garantirne stabilità e controllo.
A Juno va il merito di essere stata capace di fare quello che navicelle del passato non erano riuscite a fare, ossia esaminare attentamente quello che c’è a diverse migliaia di chilometri sotto la superficie delle nubi.
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