Giorgio Albertazzi è morto, Proietti: “Dirigerlo fu come suonare uno Stradivari”

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Giorgio Albertazzi si è spento

Il mondo del cinema, del teatro e della televisione piange Giorgio Albertazzi. Nelle ultime ore si è spento l’eclettico istrione di Fiesole, nato il 20 agosto di 92 anni fa. L’artista iniziò a farsi conoscere nel 1949, in un film diretto da Luchino Visconti; poi il successo. La carriera, stellare, di Albertazzi ha toccato vari campi, dal teatro alla televisione. Sul suo passaporto c’era scritto attore, ma in realtà Giorgio si sentiva anche regista, sceneggiatore, riduttore di romanzi per la tv e autore teatrale. Il mattatore di Fiesole è morto stamani, alle 9, nella sua magione in Toscana, munito del conforto dei suoi familiari. L’artista aveva avuto problemi di salute e, alla fine, il suo cuore ha ceduto. A rendere nota la morte del “più grande attore italiano” sono stati i parenti di Albertazzi. Sempre accanto a Giorgio la moglie Pia Tolomei di Lippa, sposata 9 anni fa a Roma (la cerimonia venne officiata dall’allora sindaco Valter Veltroni in una chiesetta dissacrata alle Terme di Caracalla).  Protagonista indiscusso del cinema e del teatro italiano, Albertazzi avrebbe voluto mettere in scena “Giulietta e Romeo”; lui nei panni di Romeo e Valeria Valeri in quelli di Giulietta: lo hanno rivelato i parenti mediante un comunicato stampa.

Artista indefesso e poliedrico, Giorgio Albertazzi ha lavorato fino a poco tempo fa, protagonista di “Memorie di Adriano”. Una vita sul palcoscenico quella dell’artista di Fiesole, che però passò la sua adolescenza a Ponte a Mensola. Tantissime persone, in queste ore, stanno postando messaggi di cordoglio per la morte di Albertazzi. Lo stesso presidente della Repubblica Mattarella ha detto che oggi è morto un vero “maestro per  generazioni di artisti”. E’ vero, l’istrione toscano passò gran parte della sua vita sui palcoscenici, sotto i riflettori, interpretando opere classiche in modo sublime. Un artista unico. Condoglianze anche del premier Matteo Renzi, che ha parlato di un artista “contemporaneamente classico e controcorrente”. Affranto per la dipartita di Giorgio Albertazzi anche Gigi Proietti, artista per certi versi molto diverso da lui: i due hanno collaborato un paio di volte in rappresentazioni shakespeariane. Una volta Proietti ebbe anche l’onore di dirigere Giorgio e fu qualcosa di straordinario. L’attore e regista romano ha detto nelle ultime ore che dirigere, nel 2001, Giorgio fu come “suonare uno Stradivari”, visto che un artista del genere non necessitava certamente di informazioni su come gestire le battute. Invece Giorgio chiedeva consigli: era quella la sua forza, sintomo di grande umanità e bravura. Albertazzi è stato uno dei più grandi attori del cinema e teatro. Su questo non ci piove. Ne era consapevole anche lui ma, nonostante ciò, amava sperimentare, cimentarsi anche in opere interpretate da attori ignoti. Albertazzi era grande ed umile. Non si era mai montato la testa ed aveva una nobiltà d’animo immensa. Quando muoiono personaggi del genere è inevitabile commuoversi. Chissà se, in futuro, ci saranno altri artisti come Giorgio? E’ un tasto dolente, una domanda a cui, attualmente, è difficile rispondere. Sconsolato anche il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini per la morte di “un pilastro della storia del teatro del ‘900”. Condoglianze anche della Fiorentina, squadra di cui Giorgio era un grande tifoso.

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