Bambino lasciato solo in casa: genitori accusati di abbandono di minore

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bambino-abbandono-casa-ivrea

bimbo-abbandono-casa-ivreaUn bimbo di 11 anni è stato lasciato a casa per una ventina di minuti dal padre, uscito con la nuova compagna per farsi una passeggiata a pochi metri dalla sua abitazione. Adesso l’uomo e l’ex moglie sono accusati di abbandono di minore. E’ successo a Ivrea, Comune a pochi chilometri da Torino. ‘Ti lascio il cellulare, se hai bisogno chiama’, avrebbe detto il papà al figlioletto, prima di fare la passeggiata con la nuova partner e digerire il pranzo della domenica. Il piccolo, però, chiama subito la madre e le racconta tutto. La donna però non può recarsi a prendere il minore perché vive a 50 km da lui. ‘Il babbo mi ha lasciato da solo’, ha detto il bambino alla madre. Questa, invece di rassicurarlo e dirgli che presto il genitore sarebbe tornato, lo ha esortato a chiamare il 113. Il bimbo ha seguito il consiglio della madre e i poliziotti sono arrivati rapidamente nell’abitazione di Ivrea. Il papà e la nuova compagna, quando sono tornati a casa, hanno trovato la Polizia.

Una separazione turbolenta

Due genitori di Ivrea adesso sono accusati di abbandono di minori. Il papà perché ha lasciato solo, in casa, il figlio; la madre per non essere prontamente accorsa in aiuto del piccolo. Tutto ciò è accaduto a una quarantina di chilometri da Torino. La vicenda è approdata in un’aula di tribunale. Ieri il padre e la madre, in via di separazione, si sono ritrovati a tu per tu davanti ai giudici. Una separazione non certo serena. Lui è accusato anche di violenza privata e lesioni in relazione a un episodio avvenuto nel 2015. L’uomo infatti avrebbe obbligato il figlio a recarsi con lui in un ristorante, per pranzare insieme ai colleghi, e poi gli avrebbe dato uno schiaffo perché si era nascosto sotto il tavolo. Successivamente lo aveva preso di forza, obbligandolo a sedersi. Il padre ha detto ai giudici di non aver voluto ‘assecondare i capricci di mio figlio’. L’episodio per cui è accusato di abbandono di minore, invece, risale sempre al 2015.

Piero F. e Adriana B., rispettivamente di 54 e 58 anni hanno avuto un figlio e si sono separati nel 2014. Da quel momento in poi sono diventati protagonisti di una battaglia giudiziaria per l’affidamento del figlio, che oggi ha 15 anni. Proprio a causa del figlio, oggi la coppia è accusata di abbandono di minori. Tutto è partito dalla decisione del padre di lasciare il minore in casa per circa 20 minuti. E’ stato l’uomo, di recente, a spiegare quello che è accaduto 3 anni fa: ‘Volevamo fare due passi, la mia compagna e io. Lo dissi a mio figlio. Ma lui puntò i piedi, non ne voleva proprio sapere’. Il padre, allora, non rinunciando di certo alla passeggiata con la sua nuova partner, decise di lasciare il telefonino al bambino, a cui disse: ‘Hai il numero di Anna se hai bisogno chiama’. Il piccolo però non ha chiamato Anna, la nuova compagna del padre, ma la madre. Questa, invece, di calmare il figlio e, quindi, ‘gettare acqua sul fuoco’, ha contribuito ad alimentare la tensione, esortando il piccolo a chiamare il 113. Il resto lo conosciamo: i poliziotti sono arrivati subito nella casa di Piero, contestandogli la violazione della legge sulla custodia dei minori. Adesso Piero e l’ex moglie sono a processo. L’udienza è fissata per il prossimo 9 aprile.

La mamma denunciata a Cirò

Un episodio simile a quello di Ivrea è accaduto qualche mese fa a Cirò, in Calabria, dove una ventenne aveva lasciato soli in casa i suoi due figli di 2 anni e 7 mesi. La donna si era recata in paese. I carabinieri, impegnati nel servizio di controllo delle strade del Comune in provincia di Crotone, erano stati richiamati dal piagnucolio proveniente dall’abitazione e dalla porta semiaperta. Una volta entrati in casa, i militari avevano scoperto i piccoli soli. Non c’era nessuno ad accudirli. Il bimbo di 2 anni bighellonava per le stanze e l’altro piangeva nella sua culla. I carabinieri si eran subito messi alla ricerca della madre, chiedendo a un medico di visitare i due bambini. Il dottore ne aveva accertato le buone condizioni di salute.

Abbandono di minore e situazione di pericolo

Questi casi fanno sorgere svariati interrogativi. Lasciare solo un neonato, per un tempo limitato, in casa configura il reato di abbandono di minore. Si può dire lo stesso per un bambino che ha un’età non infantile, quindi in grado di evitare situazioni di pericolo? Se un genitore lascia, ad esempio, un bimbo di 10 anni per una ventina di minuti davanti alla tv rischia l’accusa per abbandono di minore? Una domanda non certo banale perché spesso, specialmente quando i genitori si separano, usano qualsiasi arma, tra cui la disattenzione dell’ex partner, per farsi affidare la prole minorenne. Quando si parla di abbandono di minore bisogna innanzitutto fare riferimento all’art. 591 C.P. che individua come bene giuridico tutelato la vita e dall’incolumità individuale delle persone che, per qualsiasi motivo (ad esempio l’età), non possono provvedere autonomamente a loro stesse e che si trovano in situazioni pericolose.

Il soggetto che può essere accusato di abbandono di minore è l’obbligato a curare e custodire il bambino. Non può essere, ad esempio, il convivente del genitore di un minorenne. La Corte di Cassazione ha statuito che si configura ‘un reato di pericolo che non può essere commesso da chiunque, ma soltanto dal soggetto qualificato dal rapporto di protezione che lo lega alla vittima’. L’abbandono si configura quando una persona viene lasciata in balia di se stessa, in una situazione che potrebbe attentare alla sua incolumità. Per la configurazione del suddetto reato non basta il semplice distacco materiale dal minorenne ma anche la sussistenza di una ‘concreta situazione di pericolo, anche se solo potenziale (Cass. Pen., Sez., V 2 marzo 2009, n. 9276)’. Se un bambino di 10 anni viene lasciato solo per pochi minuti nella casa del padre o della madre, quindi in un ambiente che conosce bene e privo di fonti di pericolo, il reato di abbandono di minore non si configura. Il genitore, davanti ai giudici, dovrà dimostrare di aver eliminato tutte le fonti di pericolo, come ad esempio chiuso le finestre e le tapparelle e nascosto eventuali oggetti pericolosi, come forbici e coltelli.

La giurisprudenza italiana reputa che, in tema di reato di abbandono di minore, non si può mai prescindere dalla ‘pericolosità’: ‘L’elemento oggettivo del reato di abbandono di persone minori o incapaci è costituito da qualunque azione od omissione contrastante con il dovere giuridico di cura o di custodia, gravante sull’agente, da cui derivi uno stato di pericolo per l’incolumità della persona, incapace di provvedere a se stessa… Venendo in considerazione un reato di pericolo… la condotta deve essere oggettivamente idonea a determinare, anche in via potenziale, l’aggressione del bene protetto dalla norma incriminatrice. Ne consegue, che il criterio giuridico di determinazione del fatto oggettivo, necessario per accertare se una determinata azione o omissione costituisca abbandono di persona incapace, deve essere correlato, da una parte, alla pericolosità del fatto e, dall’altra parte, al contenuto dell’obbligo violato e alla natura dell’incapacità (Cass. Pen. 22.1.1998 n, 4407 in Riv. Pen. 1998, 57)’.

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