Cinico tv

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Cinico Tv, la tv più sconveniente che ci sia

Cinico Tv è un programma televisivo  nato da un’idea dei due cineasti palermitani  Franco Maresco e Daniele Ciprì. La sua formula, rimasta pressochè invariata nel corso degli anni, consiste di brevi sketch della durata quasi mai superiore ai quattro minuti impreziositi da un bianco e nero particolare e unico nel suo genere – e per questo anche oggetto di imbarazzanti imitazioni.
Cinico tv fece il suo esordio sul finire degli anni 80 in una emittente locale palermitana, tvm, ma già dal 1991 era possibile per i nottambuli ascoltatori di rai tre inorridire davanti alle strisce quotidiane “ciniche” che facevano  irruzione prima durante il programma “Pubblimania” e successivamente ad “Avanzi“, polo storico di alcuni fra i più noti comici dei giorni nostri. Fu tuttavia Enrico Ghezzi a sfidare la sorte – venendo per altro premiato dai dati di ascolto – inserendo Cinico Tv nel suo “Blob” esattamente all’ora di cena, dove rimase per tutti gli anni 90. I personaggi di Cinico tv (o meglio, i reduci di quella prima esperienza), tornarono per un breve periodo alla ribalta nel programma televisivo “i migliori nani della nostra vita” andato in onda sull’emittente LA7 nel 2006.

Stili e tematiche

Non è possibile collocare in un genere preciso i brevissimi spot di Cinico tv. Li si può classificare sulla base delle reazioni del pubblico, ma esse sono contrastanti e sarebbe forse ingeneroso: si ride ma è una risata amara, ci si intristisce ma in maniera istruttiva. L’unica categoria che sembra poter descrivere questo modo di far televisione è “grottesco” e per questo tocca accontentarsi.” Ciprì e Maresco mostrano un mondo deprimente dove uomini dai connotati fisici improbabili (o animali dalle sembianze di uomini, è il caso delle assurde metamorfosi di Pietro Giordano) sono condannati a scontare il castigo delle loro esistenze come dei raminghi sospinti solamente da impulsi primordiali da una meta all’altra in un paesaggio deserto. Si tratta di un universo abbandonato da Dio  e dalla speranza, dove non v’è traccia di alcun sentimento positivo. Il valore più alto è la lotta per la propria sopravvivenza, ma anche questa viene per lassismo affidata al caso. I personaggi di cinico tv sembrano vivere in un contesto di stasi perenne, senza alcuna prospettiva di cambiamento ambientale o individuale. Nulla può più mutare, il mondo è al  picco del suo degrado e i pochi superstiti rimasti non avvertono più alcuno stimolo, non provano slanci, gli unici impulsi derivano dalla fame e da un incontrollato istinto alla riproduzione che sadicamente permane, nonostante le uniche donne in circolazione siano maschi nudi, con tanto di coltre pelosa, in parrucca. I silenzio e gli spazi dilatati sono spesso spezzati da una voce – quella di Maresco – che interloquisce con i  protagonisti, intervistandoli, incalzandoli e sovente ridicolizzandoli.

I personaggi di Cinico Tv

Gli sketch di Cinico tv si poggiano su dei leit motiv dove di volta in volta viene elaborata la “tragedia umana” del giorno, come avviene per certi standard presenza stabile nel repertorio dei più grandi jazzisti e sui quali vengono sperimentati gli arrangiamenti.

Pietro Giordano, l’uomo calvo e in mutande intervistato da Maresco, ce lo ritroviamo topo di fogna in un episodio e Dio in quello successivo. Senza vergogna anche “pezzo di merda” o vagabondo che vive cibandosi degli avanzi che le vecchiette di buona famiglia portano ai cani.

Francesco Tirone è un ciclista stralunato in perenne lotta con “la voce” che lo cinicamente lo invecchia sempre di dieci anni e pretende anche di cambiare il suo sesso:
“Abbiamo qui con noi Francesca Tirone 74 anni…”-“No prego, Francesco Tirone 64”. Cit.
Giuseppe Paviglianiti è un aedo obeso e vorace che ha nelle sue flatulenze la  sua principale forma d’arte. (ode “A Silvio”, in metrica libera)

Marcello Miranda, l’uomo afono e immobile. Miranda è parte stessa del paesaggio che pian piano risucchia i suoi abitanti. L’iconografia ce lo consegna in mutande, con lo sguardo basso a far da fondo al “parlatore” di turno(a volte anche lo stesso Paviglianiti)

Carlo Giordano, omonimo ma non imparentato con Pietro, è un anziano uomo che viene crudelmente interrotto nel tentativo di raccontare una delle sue “squallide avventure”.

Giovanni Lo giudice, autore di pezzi unici come “Bella bellissima” o “Playboy”, è un’altra presenza fissa di questo grande circo, fin dai suoi primi giorni.

Dal 1992 il cast è stato impreziosito dai fratelli Abbate e da Fortunato Cirrincione.

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