Competenze e conoscenze in Italia: è giusto abolire il tema libero?

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Scuola, il tramonto del tema libero

Scuola, il tramonto del tema liberoAbbiamo appreso da molti insegnanti italiani la notizia del possibile tramonto del tema libero in occasione dell’esame di terza media. La classe docente è preoccupata per questo e intanto si riapre l’eterno dibattito sulle competenze e sulle conoscenze. La società odierna tende a dare più valore alle prime, è indubbio, e non si rende conto che così facendo danneggia gli studenti, che diventano degli automi, dei soggetti che quando entreranno nel mondo del lavoro saranno dei meri ‘robot’ privi di capacità logiche. Incapaci di esprimere ciò che pensano.

Il plauso degli economisti

Il tema libero va in pensione nella scuola italiana. Si apre una nuova epoca, fatta solo di riassunti e commenti. Bando alla creatività e plauso degli economisti e di tutti quelli che agognano a una società omologata.

La riforma dell’esame di terza media ha ricevuto il plauso di personalità come l’economista e presidente della Fondazione Agnelli Andrea Gavosto, personaggio erudito, dotato certamente di titoli per esprimere pareri in materia, eppure la classe docente è dubbiosa. Siamo sicuri che stiamo andando verso la direzione giusta?

Siamo sicuri che siano meglio le prove di narrazione, analisi, riassunto e comprensione del testo rispetto al tema libero? Sono solo domande che ci poniamo, per carità, non vogliamo mettere in discussione i programmi e l’operato di personaggi illustri nel campo dell’economia e dell’istruzione.

L’estinzione del tema libero

Il tema libero è destinato ad estinguersi. Molto probabilmente scomparirà dalle scuole di ogni ordine e grado e sarà soppiantato dai riassunti e prove di comprensione del testo.

L’economista Gavosto ha scritto che ‘lo svolgimento dei temi su soggetti spesso ampi e mal definiti rispecchia infatti una scuola che privilegia la capacità di scrittura letteraria, l’erudizione, l’argomentazione retorica. Questo tipo discuola è stata sicuramente capace di generare grandi scrittori e scienziati, letterati e giornalisti di spicco; ma si è trattato di minoranze esigue. Quanti hanno utilizzato la forma del tema nel loro lavoro e nella vita quotidiana?’.

A che servono le conoscenze? A che serve la sapienza se poi il mercato chiede altro? C’è uno strano presentimento. Sembra quasi che si voglia asservire la scuola e l’università al mercato e alle logiche utilitaristiche. Beh, è indubbio che la logica del profitto sia quella dominante nella società attuale.

Si fa tutto, ahinoi,  per denaro. Che senso ha sapere tanto, essere colti, se poi non conta nulla, se poi conta solo il business? Addio dunque al tema libero e a tutto quello che dà spazio al libero sfogo, al ragionamento e alla capacità critica.

L’educazione alla precarietà sociale

C’è il presentimento, oggi, che la scuola tenda ad insegnare ai futuri adulti come adeguarsi al meglio alla precarietà sociale, alla mancanza di lavoro e al disagio esistenziale. Perché, diciamola tutta, in nazioni come l’Italia non è semplice, almeno per i più, sopravvivere. La politica è lo specchio del Paese.

L’importanza del tema libero

Il tema libero non è una ‘inezia autobiografica’ ma qualcosa che porta bimbi e ragazzi a ragionare, a riflettere ed esporre autonomamente i loro pensieri. Il tema libero è importante. C’è bisogno di vedere bimbi che leggono libri e ragionano. La conoscenza e l’intelletto non devono essere sottomessi  alle logiche dell’utilitarismo.

Cerchiamo di non rendere le scuole dei meri contenitori di ragazzi addestrati solo ad usare dispositivi elettronici, ovvero istituzioni  esaminate da società di consulenza per individuare il loro ‘value for money’. La scuola può e deve essere ancora capace di formare sapienti e illuminati scrittori, storici e giornalisti.

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