Il premier Renzi e i ministri dichiarano spesso che l’Italia si sta riprendendo e che c’è più lavoro in Italia. Noi abbiamo i nostri dubbi
I dati relativi al 2015: tutti i dati relativi ai consumi delle famiglie italiane sono stati di gran lunga inferiori a quelli del 2008 e del decennio prima. Tali informazioni sono contenute nel Rapporto 2015 – I consumi delle famiglie della Filcams Cgil, dell’istituto di ricerca Tecnè e della Fondazione Di Vittorio.
Nell’ultimo decennio, dunque, i nuclei familiari italiani hanno speso di meno ed hanno mutato abitudini in sede di acquisti. Sia la spesa alimentare che quella non alimentare hanno fatto registrare un vistoso calo nell’ultimo anno sia in termini quantitativi che qualitativi. Insomma, gli italiani acquistano meno e acquistano prodotti di scarsa qualità. Quella a ridursi maggiormente è stata la spesa non alimentare.
Il 29% delle famiglie italiane ha rivelato che nel 2015 non è riuscito a soddisfare le necessità reali (come pagare le bollette, il mutuo, o i vestiti). In tempo di crisi, quindi, si sfruttano i saldi per rinnovare il guardaroba. L’Italia stringe la cinghia, altro che ripresa! Secondo un’indagine condotta da Coldiretti, le famiglie italiane acquistano anche meno pane: -3% rispetto all’anno prima. Tutto ciò, secondo voi, è sintomo di ripresa?
“Con il taglio dei consumi si è verificata una svolta anche nelle abitudini a tavola. Sale l’interesse per il pane biologico e con l’aumento dei disturbi dell’alimentazione sono nati nuovi prodotti senza glutine e a base di cereali alternativi al frumento (kamut, farro). Sempre più apprezzate sono le varianti salutistiche e ad alto valore nutrizionale (a lunga lievitazione, senza grassi, con poco sale, integrale, a km 0, come il pane realizzato direttamente dai produttori agricoli anche con varietà di grano locali spesso di varietà salvate dall’estinzione”, ha dichiarato Coldiretti.
La diminuzione dell’acquisto di pane da parte degli italiani rischia di far estinguere prodotti della tradizione eno-gastronomica italiana, riconosciuti anche dall’Ue, come il pane di Genzano e quello di Altamura.
