Evan De Vilde, il nuovo Rosso e l’Archeorealismo.
Da Redazione
Settembre 08, 2016
L’artista Evan De Vilde è l’ideatore dell’Archeorealismo, una nuova visione artistica ispirata alla fusione tra passato e futuro.
Evan de Vilde è un artista napoletano fondatore dell’Archeorealismo, una corrente artistica che trae linfa dal passato per instaurarsi nel presente. Ed è proprio la fusione tra antico e moderno il fulcro di questa nuova visione artistica basata su un concetto chiave di capitale importanza: l’unione di due fattori – uno del passato, l’altro del presente – può dar luogo ad un composto dal significato nuovo e molto più ampio rispetto alle singole componenti iniziali. Questo assunto ha dato il via alla ricerca artistica di Evan De Vilde che ha avuto modo di esprimere negli ultimi anni la propria arte in numerose mostre.
Museo di Fonte Nuova e Museo Palazzo Orsini a Roma, Palazzo di Gravina, Palazzo Venezia e la Chiesa di S.Francesco delle Monache a Napoli, Löwen Palais a Berlino, Crisolart Gallery a Barcellona, la Galleria Domus Turca di Ferrara. Ed ancora: la partecipazione alla Biennale Internazionale darte moderna e contemporanea di Firenze, la presenza al Padiglione Italia della 54° Biennale darte contemporanea di Venezia ed alla Biennale d’arte moderna e contemporanea di Lecce. Sono solo alcune delle esposizioni e delle apparizioni di Evan De Vilde che in questo modo descrive il suo Archeorealismo: “l’idea base è quella di reperire oggetti del passato di varia natura, sia manufatti archeologici che antichi fossili o pergamene provenienti da ogni parte del mondo, ed inserire gli stessi in strutture moderne, ottenendo in tal modo suggestive realizzazioni artistiche”.
Il Rosso De Vilde
Le sopracitate suggestioni trovano il loro emblema nel Rosso De Vilde. Si tratta di una nuova tinta di rosso che l’artista ha scoperto e brevettato a seguito di un complesso studio condotto sugli affreschi giunta fino a noi dall’antica città di Pompei. Oltre al famoso “rosso pompeiano”, tinta prevalente nelle domus della splendida cittadina campana, De Vilde ha infatti estrapolato numerose altre sfumature di rosso. Si tratta di centinaia di tinte tutte differenti tra loro. L’attenta analisi condotta da De Vilde si è conclusa con l’estrapolazione di un pantone codice colore ricorrente nelle pitture murali di Pompei. Il codice scoperto è ED1012, brevettato e chiamato Rosso De Vilde.
Note critiche
Davide Tedeschini così riassume il lavoro artistico di Evan De Vilde: “(esso) consiste in un assemblaggio risultato di una ricerca di compatibilità estetiche e linguistiche, di oggetti diacronici, tra i quali autentici reperti archeologici (acquisiti ad aste e denunciati alle autorità), ma installati in teche e scatole di vetro, alluminio, plexiglas e altri materiali che nulla hanno a che vedere con l’archeologia, piuttosto hi-tech (progettati a tenuta stagna), e anche materiali sintetici di nuova concezione. E` una vera e propria poetica che va al di là della semplice museografia, piuttosto saremo spettatori di un evento irripetibile, in cui si riesce ad ammirare capolavori dell’archeologia come enviroment dell’arte contemporanea e al quale aspirano molti territori italiani, compresi quelli delle periferie suburbane.
Ed Antonio Filippetti aggiunge: “L’operazione di De Vilde sortisce un duplice risultato. Diremmo un effetto ricognitivo ed un altro di straniamento. Sulla prime cioè l’opera sulla quale l’artista si esercita può suscitare nello spettatore/fruitore una difficoltà appunto d’interpretazione,la quale nasce fondamentalmente dalla difficoltà di decifrare il contenuto o l’oggetto del suo lavoro, abituati come siamo a riconoscere e capire unicamente le risultanze dei nostri ambiti quotidiani. Ma quando poi l’occhio scava più a fondo ecco sopraggiungere l’effetto straniamento, vale a dire lo stupore (ma poi anche la consapevolezza) di trovarsi di fronte ad un logos remoto che si combina efficacemente con la nostra prassi ed anzi la riaccende di nuovi significati e impreviste energie.
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