Giornata Del Gatto Nero: perche’ e’ l’amore, non il colore che conta!

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gatto_neroOggi e’ la giornata mondiale del gatto nero. Perche’ esiste il dovere di celebrare il micio dal pelo folto, morbido e lucente come una stella? Perche’, purtroppo, per quanto evoluti possiamo essere, viviamo in un mondo dominato da stupide superstizioni, da credenze popolari che ancora vivono e devono essere abbattute. C’e’ ancora chi crede che se un gatto nero traversa la strada porti male o peggio lo abbandona perche’ ritiene che sia causa di sventure. C’e’ ancora chi usa i gatti neri nei riti. In realtà, il pregiudizio e’ la più terribile delle condanne e delle sventure. Un gatto nero e’ come un altro gatto, anzi, terribilmente speciale. Sarà lui ad amarci più di quanto noi possiamo.

Posso raccontarvi la storia del mio piccolo gatto nero. L’ho chiamato Calimero, proprio perche’ terribilmente e dolcemente nero, come suo fratello, quello che non ce l’ha fatta perche’ era troppo piccolo. L’avevo accudito giorni e giorni ma a nulla e’ servito. L’ho visto respirare sempre più affannosamente ed una sera, tornando a casa, ho trovato solo il suo corpo gelido. Ho pianto per giorni. Poi, ho scoperto che quel piccolo angelo aveva un fratello. Ho deciso di chiamarlo con lo stesso nome. Era forte e sano ed amava giocare in giardino. Un pomeriggio, lo trovo riverso su se’ stesso, apatico, con gli occhi vitrei, incapace di muoversi. Non capisco cosa stia accadendo, cosi’ lo porto dalla veterinaria. All’inizio si sospetta un’infezione respiratoria. Con una flebo di antibiotici lo riporto a casa, ma ha ancora la voce rotta e puzza, puzza terribilmente. La febbre e’ altissima. Una mattina, dopo tre giorni, lo prendo, per portarlo al controllo e scopro qualcosa di terribile: uno squarcio di tre centimetri sul collo dal quale vedevo tranquillamente la glottide. Calimero era ferito. Una nutria l’aveva attaccato. Aveva un’apertura esterna di 3 centimetri sul collo ed un’apertura sul petto di quattro. Con le lacrime, ho aiutato la veterinaria a ripulire la ferita che non era scoppiata prima. Poi, la sentenza. Calimero va operato perche’ il taglio sul collo e’ terribile. Va sotto i ferri e ci resta ore. Nell’intervento subisce anche un arresto cardio-circolatorio, ma ce la fa. Il decorso e’ lungo. Potrebbe succedere di tutto. Potrebbe non tollerare i punti, avere un rigetto, andare in seticemia, avere una complicazione polmonare. Calimero resta con l’angelica dottoressa per due settimane, con speranza, ma un po’ di distacco da parte mia. Non volevo perderlo come il fratello. Ma lui e’ un combattente aggrappato alla vita e, con il suo miagolio rauco, ha affrontato ogni giorno con forza, da solo, ma con accanto persone capaci di curarlo nel modo giusto. Non l’ho visto tutti i giorni Calimero, ma ogni giorno pregavo per una sorte migliore del fratello. Pochi giorni fa, poi, la svolta. Ce l’ha fatta. La ferita sta guarendo. Mangia. Mangia tanto. Vuole vivere!

Calimero e’ un gatto nero, ma e’ stato fortunato. La nutria non gli ha reciso le vene principali del collo. E’ stato un lottatore. E’ un gatto nero, ma forte. E’ un gatto nero, ma determinato. E’ un gatto nero, ma buono (ha collaborato ad ogni medicazione senza arrabbiarsi). E’ un gatto unico perche’ ha fatto le fusa anche quando ha visto la morte in faccia. Calimero e’ un gatto nero, ma ha visto la morte in faccia e ce l’ha fatta e, domani, lo stringerò di nuovo tra le mie braccia. Amate e curate i gatti neri. Loro vi amano come i gatti rossi, bianchi o marroni. Loro vi amano e vogliono unicamente vivere e farvi le fusa. 

 

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