Giornata mondiale senza carne: allevamento animali ha forte impatto ambientale
Da Redazione
Giugno 14, 2016
Ieri, 13 giugno 2016, è stata celebrata la Giornata mondiale senza carne, un’occasione per riflettere sulle conseguenze positive dell’assenza di carne nell’alimentazione. Forse i vegetariani lo sanno già, ma lo ricordiamo: non mangiare carne non solo fa risparmiare ma, oltre a preservare l’incolumità degli animali, è un toccasana per l’ambiente perché riduce non poco l’inquinamento. Gli amanti della carne dovrebbero sapere che la loro abitudine alimentare inquina di più il pianeta rispetto a quella degli amanti dell’insalata. Ieri, in occasione della Giornata mondiale senza carne, molti siti web specializzati hanno fornito utili informazioni riguardo agli effetti di una giornata senza carne. C’è chi, ad esempio, ha sottolineato che se una famiglia composta da 4 persone non mangiasse carne per un giorno risparmierebbe un ‘quantum’ di acqua che serve a una persona per oltre un mese. Alla luce di tale dato, cosa accadrebbe nel mondo se i 5 miliardi di persone si convertissero al ‘vegetarianesimo’? Beh, stando ai recenti dati riportati da molte organizzazioni, si ridurrebbe in maniera spaventosa l’inquinamento. Il World Meet Free Day è una giornata importante per sensibilizzare la popolazione mondiale sulle conseguenze del consumo della carne. Rinunciare alla carne, almeno per un giorno, per il benessere degli animali, del pianeta e dell’uomo. Emblematiche le parole apparse sul sito dell’importante campagna:
“Vogliamo aumentare la consapevolezza delle persone e mostrare i vantaggi di una dieta senza carne: più sana, più equilibrata e più giusta per il pianeta e per il nostro benessere”.
Gli organizzatori della campagna hanno ricordato che la popolazione mondiale aumenterà sensibilmente entro il 2050 e il fabbisogno di carne non potrà essere soddisfatto, o comunque verrà appagato difficilmente. Senza calcolare che sia gli allevamenti industriali che quelli di piccole dimensioni non fanno certamente bene all’ambiente. I primi contribuiscono a danneggiare acqua, suolo ed atmosfera e quindi favoriscono il riscaldamento globale e alle emissioni di gas serra. Il letame degli animali, infatti, se non viene usato per i concimi rappresenta un grande inquinante. I mangimi che vengono dati agli animali, inoltre, vengono creati anche con fertilizzanti e pesticidi che, indubbiamente, recano nocumento all’ambiente. I piccoli allevamenti, invece, inquinano meno anche perché, di solito, gli animali vengono sfamati con erba e fieno dei campi, e non con concimi.
La Fao ha stimato che il responsabile del 18% delle emissioni di gas serra nell’atmosfera è proprio l’allevamento degli animali. Una percentuale elevata se pensiamo che i trasporti sono responsabili del 13% delle emissioni di gas serra nell’atmosfera. Allevare animali, poi, comporta un enorme dispendio di acqua: a un classico allevamento servono 15.500 litri d’acqua per generare un kg di carne di manzo e 3.900 litri per un kg di carne di pollo. Per allevare animali si sfrutta tantissima terra, che potrebbe essere usata per altri scopi. Il mercato del legname e l’allevamento di animali rappresentano le maggiori cause di deforestazione della foresta amazzonica. Alla luce di tutto ciò, non è meglio, ogni tanto, fare a meno della carne? Perlomeno, gli amanti della carne devono astenersi da commenti infelici e spesso offensivi nei confronti dei vegetariani, visto che il loro stile alimentare non è proprio ‘green’ e virtuoso.
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