Il problema della privacy ai tempi di internet

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privacy-internet-dati-facebookL’evoluzione digitale e l’era di internet caratterizzano in maniera netta e decisa il nostro modo di comunicare con gli altri.  Viviamo in una società in cui si ricorre in maniera impulsiva agli strumenti comunicativi di massa, come i social network, per comunicare agli altri la propria presenza online: si diffondono video e informazioni senza soffermarsi più di tanto a riflettere se sia legittimo pubblicare materiale preso qua e là e soprattutto se sia legittimo farlo senza l’autorizzazione delle persone coinvolte.

È qui che nasce il problema della privacy ai tempi di internet e dei social network. Tutte le informazioni personali che ogni singolo utente pubblica in rete, infatti, non raggiungono esclusivamente la cosiddetta cerchia di amici, ma possono arrivare all’intera comunità di abbonati al servizio, con il rischio concreto di perdere il controllo dell’utilizzo dei propri dati. Il concetto di privacy fu introdotto per la prima volta nell’Ottocento da due giuristi americani che pubblicarono un breve saggio, The right to Privacy, con il quale elaborarono il concetto che ogni individuo ha il diritto di essere lasciato solo e di proteggere la propria vita privata.

Il concetto di violazione della privacy è molto attuale, basta pensare allo scandalo datagate di Facebook di qualche settimana fa. L’azienda di Mark Zuckerberg è finita sotto l’occhio del ciclone per la questione dei dati di 50 milioni di americani usati poi per spot politici mirati e per influenzare gli elettori. L’accusa è grave, ed è quella di aver ignorato o, ancor peggio, di aver tenuto all’oscuro gli utenti su quanto accaduto: le informazioni su oltre 50 milioni di persone raccolte attraverso una app da una società di ricerche – la Global Science Research (Gsr) – e vendute alla controversa Cambridge Analytica, azienda che ha lavorato per la campagna di Donald Trump. Non solo: quelle informazioni sarebbero state usate anche per influenzare il voto sulla Brexit.

Meglio, dunque, correre ai ripari con dei semplici accorgimenti che possono diventare fondamentali per la sicurezza della nostra privacy. Come, ad esempio, utilizzare una password, non comunicarla a nessuno, installare un buon antivirus, aggiornarlo costantemente, non aprire mail di sconosciuti e/o allegati sospetti ecc. Bisogna imparare a utilizzare Internet in modo consapevole e, soprattutto, bisogna insegnarlo ai nostri figli: è consigliabile stabilire con loro dei tempi di utilizzo del computer, assisterli durante la navigazione esercitando una funzione di guida e di controllo, creare un rapporto di dialogo confidenziale in modo che ci venga confidato se si è visto qualcosa che ha suscitato spavento o disagio, informarli sull’importanza di non inviare foto e di non accettare appuntamenti e/o inviti. Per quanto riguarda specificatamente Facebook consigliamo di dare un’occhiata a questa ottima guida di Techboom.it per metterci al sicuro.

Se, poi, ci accorgiamo di essere vittime di abusi o truffe telematiche, dobbiamo rivolgerci alla Polizia Postale e delle Comunicazioni, la quale si occupa di tutte le tematiche legate ai reati telematici. Gli strumenti per stare al sicuro ci sono, basta conoscerli ed utilizzarli.

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