Le canzoni napoletane più belle

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canzoni napoletane

Le 10 canzoni napoletane più belle e famose che hanno fatto la storia del genere

Quando sentiamo parlare di canzoni napoletane molto spesso ci vengono in mente brani di recente produzione neo melodica che vengono incontro solamente a una nicchia di fan e, con tutto il resto, nemmeno paragonabili a quelli del repertorio classico che ha reso grande il genere napoletano nel mondo. La musica napoletana ha radici nobili e antichissime: Interpreti stimati, napoletani e non, italiani e americani, si sono cimentati nel repertorio di canzoni napoletane classiche: Caruso, Pavarotti, Ranieri, Mia Martini, Elvis, Elton John, Frank Sinatra etc etc.

Vediamo quali sono le canzoni napoletane più belle e famose della storia.
canzoni napoletane

O’ Surdato ‘nnamurato

O Surdato ‘nnamurato è stata scritta ai tempi della prima guerra mondiale da Aniello Califano e descrive la nostalgia di un soldato napoletano mandato al fronte, costretto a stare lontano dalla donna che ama e dalla sua città. Negli anni moltissimi interpreti si sono cimentati nell’esecuzione di O Surdato ‘nnamurato,  prestando la propria ugola e dando lustro a questo classico per renderlo sempre più emozionante. Il brano è anche l’inno ufficiale della squadra di calcio del Napoli.

Questa è la celebre versione di Massimo Ranieri

Qui invece ascoltiamo Luciano Pavarotti nel 1998 esibirsi nel classico insieme al gruppo irlandese dei The Corrs

Core ‘ngrato

Questo è un classico della canzone napoletana scritto da un emigrato calabrese, Alessandro Sisca. Il brano affronta la tematica dell’amore non ricambiato in toni fortemente drammatici ed è rivolto ad una donna (Catarì, Caterina) che ha preso e ferito irrimediabilmente il cuore dell’artista. Il parossismo di dolore si conclude nel dolore stesso, senza una nota ottimistica. O core ‘ngrato è stato cantato dal grande Enrico Caruso, da Beniamino Gigli, Luciano Pavarotti e da tantissimi artisti in tutto il mondo. L’attore Franco Franchi ne fece una sua personalissima versione. In questo video O core ‘ngrato è eseguito da Andrea Bocelli.

Reginella

Nel 1917 Libero Bovio scrive uno dei brani più belli del suo repertorio, Reginella. Anche in questo caso al centro del testo poetico vi è il tema dell’amore sfiorito. Il tono è decisamente meno drammatico e tragico rispetto alla precedente Core ‘ngrato, con l’artista che rievoca i momenti più belli della sua storia d’amore vissuta con la sua donna. “O’ Cardillo” cui si fa riferimento, sarebbe un uccellino che cinguettava nei giorni felici della coppia e che ora che Reginella non c’è più, è libero di volare via.
In questa versione Reginella è cantata da Roberto Murolo.

Malafemmena

L’immenso Antonio De Curtis, in arte Totò, nel 1951 presta la sua arte al mondo della musica napoletana scrivendo la canzone Malafemmena. Per anni si è dibattuto sulla destinataria di questo brano, ed è ormai opinione diffusa che la malafemmena fosse semplicemente Diana, la moglie di Totò che era venuta meno al loro patto matrimoniale. A difesa della donna che viene etichettata come “peggio ‘e na vipera”, va detto che Totò, artista geniale e inarrivabile, non fu comunque un marito modello.
Questa versione è cantata da Teddy Reno nel film Totò, Peppino e la Malafemmina.

O’Sole mio

Difficile dire quale sia la canzone napoletana più bella, ma con O Sole mio potremmo senz’altro aver trovato quella più famosa nel mondo. Scritta nel 1898 dal cronista Giovanni Capurro, fu musicata da Eduardo Di Capua nella città di Odessa. Entrambi gli autori morirono di stenti e non seppero mai di aver regalato al mondo uno fra i pezzi più belli della musica napoletana (o magari loro lo sapevano perfettamente e a non saperlo erano soltanto i contemporanei, chissà.)
Tantissimi artisti negli anni si sono cimentati nell’esecuzione di O’Sole mio(a volte con risultati imbarazzanti e non all’altezza del pezzo), al punto che faremmo prima a scrivere chi NON ha mai cantato O’ Sole mio nella sua carriera. Da Modugno a Frank Sinatra, per passare da Elthon John, Elvis e Dalida. Luciano Pavarotti ne ha fatto un cavallo di battaglia del suo repertorio. In questo blog abbiamo deciso di riproporla nella classica esecuzione di un napoletano doc, forse la più genuina e sentita, quella di Enrico Caruso.

O’Sarracino

Il testo di O’sarracino, scritto da Renato Carosone e Nisa nel 1958, descrive un affascinante napoletano a cui le donne non sono in grado di resistere. Anche questa canzone napoletana è stata cantata da numerosi artisti, come Mina, Bennato, Renzo Arbore e in tempi più recenti da Checco Zalone in chiave parodistica.

Don Raffaè

Fra le canzoni napoletane più belle cantate da artisti non napoletani rientra certamente Don Raffaè. Il brano è stato scritto da Massimo Bubola e Fabrizio De Andrè, un veneto e un ligure, ma riprende fedelmente uno dei temi cari al repertorio napoletano, la vita in carcere. Il punto di vista è però quello di un secondino, al servizio del boss “don Raffaè”, una figura ispirata al camorrista Raffaele Cutolo, a cui domanda un lavoro per il fratello disoccupato, giacché lo stato se ne disinteressa.

Funiculì Funiculà

Il tema centrale di Funiculì Funiculà forse non sarà considerato nobile e profondo come quello di altre canzoni napoletane, ma non bisogna necessariamente trattare argomenti drammatici per entrare nelle grazie del grande pubblico. Funiculì Funiculà, composta e scritta da Luigi Denza e Peppino Turco, celebra l’inaugurazione della funivia del Vesuvio del 1879. Già ai tempi della sua uscita il brano fu un successo assoluto. Ancora oggi non ha perso il suo fascino e a distanza di circa 130 anni Funiculì Funiculà è cantata da centinaia di artisti in tutto il mondo, cosa che la rende uno dei classici della canzone napoletana intramontabili. “Jamme Jamme Ja” in questo video è eseguita da Pavarotti:

Cu’mme

Messa al confronto con altri classici della canzone napoletana, Cu’mme non ha una storia e un passato secolare. Tuttavia la commistione fra testo e musica di questo brano trasmette emozioni uniche a chiunque la ascolti. Cu’mme è stata scritta nei primi anni 90 da Enzo Gragnaniello ed è interpretata da Roberto Murolo e Mia Martini.

Santa Lucia

Santa Lucia è la prima canzone in dialetto napoletano tradotta in italiano. Scritta nel 1849 da Teodoro Cottrau, si contraddistingue per una semplicità e una genuinità che l’hanno resa celebre in tutto il mondo. Il testo racconta di un barcaiolo che invita la gente a fare un giro sulla sua imbarcazione e ad ammirare le bellezze del rione marinaro di Santa Lucia. Il brano è stato esportato in America e in Scandinavia dove, tradotto nella lingua di appartenenza, è divenuto un classico. La versione più celebre è quella cantata da Enrico Caruso.

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