Ligabue parla del figlio morto a “Che tempo che fa”

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Ligabue figli

Uno dei più grandi rocker italiani, Luciano Ligabue, ha recentemente pubblicato un altro libro, “Scusate il disordine”, e ieri è stato ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa”. Il Liga è un artista poliedrico che, oltre a cantare, si diletta anche a dirigere film e scrivere libri. Durante la lunga intervista, il rocker di Correggio ha rievocato momenti sia momenti e belli e gioiosi della sua vita che periodi dolorosi. Luciano, ad esempio, ha parlato della morte del figlio, episodio luttuoso della sua esistenza che, tra l’altro, ha usato per terminare “Scusate il disordine”. Il cantautore ha detto:

“Trovarsi dopo la nascita di un figlio che muore e il giorno dopo c’è il primo concerto voce e chitarra è la condizione più nuda. Però, al di là del fatto che è il racconto del concetto di ‘the show must go on’, io l’esperienza l’ho vissuta veramente e so che significa, e so anche il beneficio che ne ho ricavato. Ero a pezzi, non ero in grado e mi sono appoggiato su di loro. E’ crudele che quando uno deve vivere un momento suo sia costretto ad allietare altri animi, ma è anche vero che riesci a beneficiare del contatto”.

Durante l’intervista a “Che tempo che fa”, Ligabue si è soffermato anche su aneddoti della sua carriera, riportati anche nel suo nuovo volume, come la nascita di “Urlando contro il cielo”, una delle sue ballate più famose:

“‘Urlando contro il cielo’ finì in una posizione sfigatissima, ma da quando abbiamo cominciato a suonarla dal vivo divenne un simbolo. non era un singolo ma vista la reazione ne facemmo un video live e dalla prima volta che l’abbiamo fatta è diventato il coro prima che cominci qualsiasi concerto”.

L’artista di Correggio ha talento, un grande carisma, è famoso e ricco ma la sua vita non è stata facile, soprattutto agli inizi: svolse una miriade di mestieri prima di arrivare al successo. Poi la morte dei figli. Qualche anno fa, contemporaneamente all’uscita del suo quarto libro, “Il rumore dei baci a vuoto”, il Liga rilasciò un’interessante intervista a Vanity Fair, durante la qualche parlò anche dell’immenso dolore provato per la morte dei figli:

“Ho perso tre figli: due nel passato, uno pochi anni fa da Barbara, la madre di Linda. Al sesto mese di gravidanza. Un lutto che non trova casa, nessuno lo considera lutto”.

Ligabue oggi è un padre amorevole ma non riesce proprio a ‘soffocare’ il ricordo dei piccoli finiti nell’oblio. Soffermandosi su Linda, la piccola di casa, l’artista ha affermato:

“Ha 7 anni, è vanitosa, ingenua, molto popolare fra le amiche… Ne avrei voluti altri di figli. Tanti”.

Il cantante di Correggio è vissuto in una famiglia semplice, di persone che lavoravano sodo per arrivare a fine mese. Il papà e la mamma si sono sempre amati tantissimo, fino alla fine:

“I miei sono stati insieme tutta la vita con gioia. Persone semplici, vitali, capaci di stare con gli altri. Papà l’ho perso nel 2001. Diceva: ‘Dopo i 70 ogni anno è regalato’. E’ morto a 71. Tumore all’intestino. 4 mesi dalla diagnosi”.

Quando il padre passò a ‘miglior vita’, Ligabue stava girando “Da zero a dieci”. Un dispiacere indescrivibile. Il rocker ha affermato riguardo agli ultimi mesi di vita del papà:

“Ci siamo parlati più in quei mesi che in tutta la vita. Lui era un Ariete, testosterone puro, reattivo, io Pesci, faceva fatica a capire questo figlio che parlava poco, non capiva nemmeno cosa volesse dire esser timido. Ci siamo visti, in quesi mesi. Mia madre, dopo, sembrava che volesse morire anche lei”.

Ricordi di un rocker che ha dato e dà tanto ai suoi fan perché sa che, in fondo, sono proprio loro che gli danno la forza di andare avanti, di comporre splendide canzoni, di migliorarsi.

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