Pensioni, con quali si smette prima di lavorare

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Pensioni, con quali si smette prima di lavorare

Con quale tipologia di pensione si può smettere di lavorare prima del tempo? Ecco di seguito i trattamenti previdenziali riconosciuti dall’INPS e che concedono il pensionamento anticipato.

Requisiti per andare in pensione

Quando un soggetto lavora, accumula degli elementi fiscali chiamati contributi previdenziali. Essi diventano il parametro per accedere ad ogni tipologia di pensione ad esclusione della pensione di invalidità. Chi non ha mai lavorato, quindi, non potrà andare in pensione. Un altro requisito basilare per avere la pensione è legato all’età anagrafica, ma in questo caso ci possono essere trattamenti previdenziali che possono non prevedere questo elemento, come ad esempio la pensione anticipata. Insomma, il requisito contributivo rimane il parametro principale per conteggiare il proprio reddito pensionistico.

Cosa sono i contributi previdenziali

Si definiscono contributi previdenziali delle somme di denaro che vengono trattenute dallo stipendio per essere versate all’INPS o alla propria cassa previdenziale di riferimento al fine di finanziare le prestazioni pensionistiche. Il dipendente vedrà trattenute delle somme in busta paga. I contributi a suo carico sono del 10%, mentre il datore di lavoro li versa nella misura che va dal 42% al 50% della retribuzione lorda prevista. Il lavoratore autonomo verserà da solo i suoi contributi previdenziali. L’ammontare dei contributi previdenziali dipende dal periodo lavorativo, ma esistono contributi figurativi versati dall’INPS anche in caso di lavoro ridotto o sospeso temporaneamente.

Quali pensioni fanno smettere di lavorare prima

Secondo i contributi richiesti, è possibile classificare le tipologie di pensioni con le quali si può smettere di lavorare prima, ricordando che oltre ai contributi si deve anche tenere conto dell’età del soggetto.

Il trattamento previdenziale con il quale si va in pensione più tardi si chiama pensione di vecchiaia contributiva ed è quello per il quale è richiesto un requisito contributivo minimo. Vi possono accedere solo coloro i quali rientrano interamente nel calcolo contributivo e quindi hanno maturato contributi a partire dal 1996. Saranno quindi sufficienti 5 anni di contributi. Anche se si può smettere di lavorare dopo appena 5 anni, per farlo bisogna aver compiuto 70 anni e 7 mesi di età.

La pensione di vecchiaia tradizionale invece è possibile richiederla con 20 anni di contributi e il compimento dei 66 anni e 7 mesi di età.

La pensione anticipata contributiva è un trattamento previdenziale riconosciuto a coloro che hanno cominciato a maturare contributi nel periodo successivo al 1° gennaio 1996. Altro requisito è che l’importo pensionistico non dovrà superare i 1.268,40 Euro. Anche in questo caso ci vogliono 20 anni di contributi, ma si smette di lavorare al compiere i 63 anni e 7 mesi.

Infine, la pensione anticipata e la Quota 41, entrambi senza requisito anagrafico. Nel primo caso, le donne possono andare in pensione dopo aver lavorato per 41 anni e 10 mesi. Gli uomini ritardano di un anno, poiché sono necessari 42 anni e 10 mesi. In entrambi i casi il requisito contributivo sarà incrementato di 5 mesi dal 1° gennaio 2019, complice l’adeguamento con le aspettative di vita Istat.

La pensione con Quota 41 prevede che chi ha iniziato a lavorare con largo anticipo potrà andare in pensione molto prima rispetto agli altri, a patto di appartenere alla categoria dei lavoratori precoci, ovvero di chi ha lavorato per almeno 12 mesi (anche non continuativi) prima del compimento dei 19 anni. In questo caso, si può andare in pensione con soli 41 anni di contributi.

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