Roberta D’Alessandro Ammonisce Ministro Giannini: “Italia non ci Ha Voluto”

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Roberta D'Alessandro contro Stefania Giannini:

Roberta D'Alessandro contro Stefania Giannini: "Italia non ci Ha Voluto"L’Italia dovrebbe prendere maggiormente in considerazione gli studenti, i laureati e tutti coloro che vorrebbero mettere a frutto l’insegnamento ricevuto. Non è che ci sia una riluttanza verso l’Italia. Se tutto funzionasse come dovrebbe, non ci sarebbero ‘cervelli in fuga’

 

La ricercatrice Roberta D’Alessandro, ad esempio, ha dovuto lasciare l’Italia per coronare il suo sogno, per coltivare la sua materia, per svolgere il mestiere desiderato. Molti laureati, in Italia, devono riporre il titolo accademico nel cassetto e, per sopravvivere, devono svolgere i lavori più disparati. Non è così che vanno le cose. Non è giusto. Ecco perché la D’Alessandro, che ha vinto una borsa di ricerca dell’ERC,  da 2 milioni di euro, assieme ad altri studiosi, se l’è presa con il ministro Giannini, che si è congratulata per il risultato ottenuto.

Roberta ha scritto su Facebook:

“Ministra, abbia almeno il garbo di non appropriarsi di risultati che italiani non sono. L’Italia non ci ha voluto, preferendoci, nei vari concorsi, persone che nella lista degli assegnatari dei fondi ERC non compaiono, né compariranno mai”.

La D’Alessandro ha menzionato tutti i bandi che non è riuscita a vincere perché preceduta da soggetti, secondo lei, poco preparati. Poi ha aggiunto:

“Sono i loro fondi che le permetto di contare, non i miei”.

Gli italiani hanno vinto ben 30 borse di ricerca su 300. La notizia aveva esaltato Stefania Giannini che, subito, si era voluta complimentare con i ragazzi.

In Italia si registra ormai da tempo un’emorragia di ragazzi esemplari e validi che, dopo la laurea, decidono di lasciare il loro Paese, i loro cari, gli amici etc. Non è bello questo. Non è giusto. Di chi è la colpa? L’Italia è il Paese dei mille paradossi che vieta addirittura ai ragazzi di laurearsi in anticipo. Lo sa bene Simone Bertollini, studente modello che terminò tutti gli esami in 3 anni, invece, che 4, presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università ‘Tor Vergata’ di Roma, ma dovette attendere un anno prima di laurearsi.

Bertollini fece ricorso anche al Tar del Lazio ma il tentativo fu vano. La richiesta venne respinta. Dopo la laurea, Simone decise di fare le valigie e andarsene negli Usa perché nessuno degli studi legali a cui aveva inviato il suo curriculum lo chiamò. Ebbene, dal 2008 il 34enne vive a New York ed è un avvocato di successo: le sue condizioni di vita sono nettamente diverse da quelle che avrebbe avuto se fosse rimasto a Roma, che ormai è diventata la città dove trascorre le vacanze:

“Credo che in Italia avrei guadagnato 7-8 volte meno rispetto a quello che guadagno qui. Mio padre continua a dirmi che in Italia probabilmente non potrei neppure permettermi di andare a vivere da solo”.

Quali sono i lati positivi dell’Italia che gli States non hanno? L’avvocato italiano ha detto al riguardo:

“Direi che in Italia si mangia meglio, le relazioni sociali sono migliori e si lavora meno intensamente, o non si lavora per niente in molti casi… In America invece non c’è limite a quanto in alto puoi arrivare con la carriera. E anche un avvocato che proviene da un altro Paese può tentare la scalata, perché i suoi meriti vengono riconosciuti”.

Italia, ovvero Paese dove la meritocrazia langue di brutto.

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