Smette di lavorare a 29 anni e va in pensione: quanto ci costano le baby pensioni?

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baby-pensioni-caso-friuliSta facendo indignare non poco il caso della 64enne friulana che percepisce la pensione da quando ha 29 anni. Il caso è stato anche oggetto di un servizio di ‘Quarto Grado’. La signora friulana è una delle tante baby pensionate d’Italia. Da Quarto Grado si è capito che la 64enne ha smesso di lavorare a 29 anni, con soli 14 anni, 6 mesi e un giorno di contributi versati. La 64enne riceve da tanti anni il 94% della retribuzione che percepiva quando lavorava. Tanto basta per condurre una vita dignitosa e fare, di tanto in tanto, qualche regalino ai nipoti.

I baby pensionati italiani

Il caso della signora friulana andata in pensione a 29 anni è un po’ bislacco ma non unico. In Italia ci sono tanti baby pensionati in virtù di un decreto legge varato 45 anni fa che costa il 0,4% del Pil. La rabbia degli italiani è tanta davanti a casi del genere. Ci sono persone che hanno lavorato per molti anni ma non percepiscono nulla perché non hanno maturato i requisiti contributivi per ottenere la pensione. E’ giusto tutto ciò?

Gli italiani che sono in pensione da più di 37 anni sono circa 500mila; quelli da almeno 35 anni, invece, sono oltre 700mila. L’informazione è contenuta nelle tabelle degli Osservatori statistici dell’Inps sulle pensioni relative all’anno 2017. I soggetti che, in Italia, incassano assegni di vecchiaia, ai superstiti e anzianità contributiva da prima del 1980 sono 471.545. Si tratta di ex lavoratori del settore privato (413.157). Gli ex dipendenti pubblici invece sono 58.388. Se si fa riferimento alle pensioni erogate nel 1982 o precedentemente le pensioni sono più di 700mila.

Un trattamento che costa caro allo Stato

E’ di 49,9 anni l’età media di decorrenza delle pensioni di vecchiaia erogate anteriormente al 1980. Per quelle di anzianità e per i superstiti, invece, è rispettivamente di 46,4 e 41,5 anni. I baby pensionati del pubblico impiego sono quelli che stati in grado di lasciare il mondo del lavoro prima del 1992 con almeno 14 anni, 6 mesi e un giorno di contributi se donne coniugate con figli. Un vero bengodi per molti italiani che però costa caro allo Stato italiano e a tutti gli italiani che lavorano tanto e che, probabilmente, la pensione non la vedranno mai.

Due anni fa, il presidente dell’Inps Tito Boeri aveva detto riguardo ai 500mila italiani in pensione da oltre 36 anni: ‘Siccome son state fatte delle concessioni eccessive in passato e queste concessioni eccessive oggi pesano sulle spalle dei contribuenti credo che sarebbe opportuno andare per importi elevati a chiedere un contributo di solidarietà per i più giovani e anche per facilitare e rendere più facile anche a livello europeo questa uscita flessibile’.

Era il 29 dicembre 1973 quando l’Esecutivo di Mariano Rumor avviò il dibattuto periodo delle baby pensioni. Per farlo venne adottato un decreto del presidente della Repubblica (Giovanni Leone, ndr) rivolto agli impiegati pubblici che avevano lavorato per 14 anni, 6 mesi e un giorno, qualora donne sposate e con prole. Nonostante i requisiti stringenti, molti italiani riuscirono a beneficiare delle baby pensioni.

Il decreto firmato dal presidente Leone consentì a molti trentenni, o anche più giovani, di andare in pensione. Secondo un’indagine di Confartigianato sono 17mila le persone uscite dal mondo del lavoro a 35 anni; 78mila invece quelli che sono andati in pensione tra i 35 e 39 anni.

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