Cervello, lievi impulsi elettrici possono bloccare il declino della memoria

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Fonte: TekCrispy

Bloccare il naturale declino della memoria potrebbe essere possibile. Gli scienziati hanno scoperto che stimolare il cervello con dei lievi impulsi elettrici permette di fermare la perdita di ricordi dovuta all’invecchiamento cellulare.

Cervello, invecchiamento e perdita della memoria

Il corpo umano è soggetto alle leggi della natura e ad un ciclo che inizia con la nascita e termina con la morte. Ogni sua parte, in questo breve processo, è passibile di declino e invecchiamento. Compreso il cervello. Le cellule neuronali, come ogni zona dell’organismo, sono soggette alla degenerazione delle connessioni. Tale processo implica, conseguentemente, una perdita delle capacità cognitive, prime fra tutte la memoria.

Nonostante questo sia un passo obbligato nell’esistenza umana, gli scienziati hanno trovato un modo per bloccare tale processo e invertirlo, sfruttando l’elasticità neuronale e lievi impulsi elettrici. Questa rivoluzionaria scoperta permetterebbe la creazione di nuovi legami tra neuroni e il riadattamento di quelli già presenti.

Importanza dell’impulso elettrico nella stimolazione neuronale

Come riportato da Focus Tech, la ricerca per bloccare il naturale invecchiamento delle cellule neuronali, è partita da un neuroscienziato dell’Università di Boston, il Dott. Reinhart. Il lavoro del ricercatore si è incentrato su una parte della memoria chiamata di lavoro, fondamentale per svolgere delle funzioni di primaria importanza: riconoscere i volti familiari, eseguire delle operazioni aritmetiche e orientarsi in un nuovo ambiente.

La memoria di lavoro è particolarmente interessata nel processo di deterioramento e degenerazione delle connessioni neuronali, a causa di una de-sincronizzazione elettrica tra i due emisferi del cervello. La regione temporale e frontale si separano, dando avvio ad un declino progressivo poiché le informazioni non vengono più scambiate allo stesso modo.

Nelle persone giovani la regione temporale e quella frontale sono ritmicamente connesse, con una scambio rapido e regolare di informazioni tra le connessioni neuronali. Nelle persone più anziane, questa connessione inizia ad allentarsi cosicché i dati, soprattutto quelli legati alla memoria di lavoro, non viaggiano più all’interno del cervello.

La ricerca e i commenti degli esperti

Gli scienziati coinvolti nella ricerca sulla memoria di lavoro e sullo stop al processo di deterioramento, hanno svolto un’indagine su 42 persone di età compresa tra i 20 e i 29 anni e su altre 42 di età compresa tra i 60 e i 76 anni. Il primo gruppo si è dimostrato recettivo e veloce nei test, contrariamente ai soggetti più anziani. Gli scienziati hanno quindi sottoposto i secondi ad una lieve stimolazione elettrica per sincronizzare le aree del cervello. Il risultato è stato un evidente miglioramento nelle capacità cognitive dei pazienti interessati, soprattutto in quelli che dimostravano le peggiori condizioni di partenza.

Robert Howard, professore di psichiatria della vecchiaia presso l’University College di Londra, frena tuttavia gli entusiasmi, suggerendo che le ricerche vengano replicate in condizioni cliniche di prova, su un numero maggiore di soggetti e con un occhio particolarmente attento a possibili controindicazioni, come il danneggiamento di altre aree cerebrali. Si tratta quindi di una scoperta scientifica ai primordi del proprio sviluppo, che necessita di un vaglio attento di tutti i suoi pro e contro, per fornire un aiuto concreto ai pazienti più anziani con deficit della memoria, primi fra tutti i soggetti malati di Alzheimer.

 

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