Pasqua, perché si mangia l’agnello: origini della tradizione e critiche

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Fonte: Agenpress

Mangiare l’agnello il giorno di Pasqua è una tradizione ormai radicata nella mentalità e nelle abitudini di moltissime persone. Ma perché si mangia proprio questo animale? Le origini di tale usanza risalgono ad un tempo molto lontano e, negli ultimi tempi, vivono una crisi profonda. Mangiare l’agnello a Pasqua è giusto o è eticamente crudele come ritengono gli animalisti?

Le origini delle tradizione, Cristianesimo e Ebraismo

Il giorno di Pasqua è usanza riunirsi assieme alla propria famiglia a pranzo per mangiare l’agnello. Una tradizione radicata profondamente in moltissime persone. Altrettanti si saranno chiesti da dove derivi questa usanza e perché si mangi proprio l’agnello. L’agnello, considerato in senso religioso, rappresenta il corpo di Gesù e il suo sacrificio sulla croce per la salvezza di tutti gli uomini. In tale senso è una tradizione legata prettamente al Cristianesimo.

Tuttavia, andando a ritroso nel tempo e scavando ancora più in profondità, si scopre che l’usanza di cibarsi dell’agnello il giorno della Sacra Pasqua appartiene all’Ebraismo e in particolare alla Pèsach – la Pasqua Ebraica. Quando i Giudei erano prigionieri in Egitto, Dio gli promise che li avrebbe liberati dalla schiavitù, decimando i primogeniti egizi, fossero essi uomini o animali. Gli Ebrei, per salvarsi dalla decimazione, avrebbero dovuto marchiare le proprie porte con una croce rossa, disegnata con il sangue d’agnello.

Secondo quanto riportato da Vistanet, il sangue dell’agnello – sia nella tradizione cristiana che in quella ebraica – non rappresenta quindi la salvezza dal peccato, ma piuttosto un sacrificio compiuto per la liberazione dalla schiavitù, sociale e politica. Sebbene, sin dai tempi remoti, le date della Pasqua cristiana e ebraica non coincidano, il Vangelo di Giovanni dice che il giorno della morte di Gesù è lo stesso dell’uccisione dell’agnello – il giorno della Pèsach.

Agnello a Pasqua, il rifiuto e le critiche degli animalisti – Enpa

La tradizione di mangiare l’agnello nel giorno di Pasqua ha ricevuto un grande scossone, negli ultimi tempi, a causa della forte e tenace opposizione degli animalisti. Molti ritengono disumano e crudele uccidere un animale indifeso per rispettare una semplice usanza. Il movimento animalista guadagna consensi di anno in anno, con un aumento consistente di chi decide di intraprendere una dieta vegetariana o vegana.

Le documentazioni e le testimonianze video delle atrocità commesse nelle aziende di animali a sfruttamento intensivo non lasciano assolutamente indifferenti. Stando ai dati Istat, per quanto concerne la “strage” di Pasqua, è stato calcolato che dal 2012 il consumo di carne ovina si è ridotto in maniera significativa. Secondo quando riportato da Today.it, il macello di agnelli, agnelloni e capretti si è abbassato notevolmente dagli oltre 5 milioni nel 2012. Tuttavia, dopo il picco minimo nel 2014 con 2,5 milioni in un anno, nel 2017 il consumo di carne ovina è tornato a crescere.

L’Enpa, l’ente nazionale per la protezione animali, mette in atto continue campagne di informazione e sensibilizzazione per fermare un’usanza considerata barbara e disumana. Secondo i volontari e le associazioni animaliste la sofferenza degli agnelli inizia molto prima dell’ingresso in mattatoio, da quando cioè vengono separati dalle madri per iniziare un viaggio estenuante. Molti di loro muoiono sui camion, per fame, fatica o stenti.

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