Crisi centri estetici sulla via del tramonto: andamento del settore

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crisi-centri-estetici-fine

crisi-centri-estetici-fineLa crisi del settore dell’estetica sta volgendo al termine. Le donne italiane, specialmente quelle più giovani, tornano a frequentare i centri estetici, le Spa, i centri per massaggi e i nail center. Sembra che in Italia si preferiscano di più i massaggi manuali per il corpo e il viso e i trattamenti naturali alle terapie con macchinari sofisticati. Si stima che le donne italiane si rechino mediamente dall’estetista 6 volte all’anno; un buon 23% però va dall’estetista almeno una volta al mese. Sono le giovani e le giovanissime quelle che si recano più spesso dall’estetista.

Le cause della crisi

A decretare la ‘rinascita’ dei centri estetici sono stati censimenti effettuati dall’Istituto Piepoli per Cosmetica Italia Mmas. In Italia ci sono 19.700 centri estetici, 6.689 negozi per parrucchieri e 2.834 hotel a 4 e 5 stelle. Senza contare i negozi per parrucchieri dotati di cabine per l’estetica. Un settore che vale 178 milioni di euro; quello dei cosmetici per uso professionale invece vale 236 milioni di euro. Prima di aprire un centro estetico o una Spa bisogna fare attenzione, molta attenzione, perché se non si ha molta esperienza nel settore si rischia di ‘cadere’ presto; insomma, senza capacità ed esperienza, il business dell’estetica diventa una mera illusione. In Italia, anni fa, erano stati inaugurati tanti centri estetici e Spa effettivamente inutili, poi costretti a chiudere. Tanti flop dovuti anche alla scarsa preparazione imprenditoriale dei titolari e a luoghi inefficienti per assicurare trattamenti estetici adeguati, dal punto di vista qualitativo, ai bisogni dei clienti.

Se dovessimo elencare le principali cause della crisi del settore estetico dovremmo iniziare con esperienza, competenza e qualità. Iniziamo con l’esperienza. Il settore dell’estetica è pieno di soggetti incompetenti che cercano di imitare le poche persone abili e con molta esperienza. Ecco, la carenza di esperienza ha messo in ginocchio il settore. Non c’è più differenziazione: ognuno tende a copiare l’altro. I trattamenti sono simili. Manca l’originalità di un tempo. Per fortuna le cose stanno cambiando. Sono numerose, purtroppo, le estetiste ancorate al passato che propongono trattamenti un po’ antiquati. In tal modo non fanno altro che far scappare i clienti, quindi fanno male al loro business. Il mondo cambia, si evolve, e cambia anche il settore dell’estetica. L’evoluzione è imprescindibile e solo i centri estetici che si sapranno distinguere da quelli ‘old style’ riusciranno a restare a galla, a fare affari ed avere tanti clienti. Se è vero che molti centri estetici hanno chiuso i battenti, è altrettanto vero che ne sono nati altri, figli di soggetti temerari che vogliono mettersi in gioco e dare sfogo alla loro creatività.

Boom esportazione di prodotti cosmetici

Cosmetica Italia ha recente diffuso dati che testimoniano la risalita del settore cosmetico e del settore dell’estetica. Balzo in avanti anche delle esportazioni di prodotti cosmetici. L’export era rimasto al palo da anni. Fabio Rossello, presidente di Cosmetica Italia, ha spiegato che ‘in un panorama macroeconomico ancora incerto per l’economia italiana l’industria cosmetica nazionale ribadisce la propria competitività, confermando gli investimenti in innovazione, ricerca e allargamento della capacità produttiva, per conservare il proprio primato a livello internazionale’. Il coordinatore del Centro studi di Cosmetica Italia, Gian Andrea Positano, invece osserva che ‘in occasione della congiunturale di metà anno sono stati proposti i confronti tra canali tradizionali e nuovi canali, per dimostrare la complessità del mercato interno e, al tempo stesso, la velocità di adeguamento alle nuove situazioni da parte delle imprese nazionali’.

Una ripresa prevedibile

La ripresa del settore dell’estetica e quello della cosmetica era prevedibile. Un sondaggio svolto da Marks and Spencer, nota catena di negozi inglese, con Oxfam ha messo in evidenza che le donne passano 17 minuti al giorno per scegliere i vestiti da indossare. Facendo un rapido calcolo, ogni donna spende 6 mesi della propria esistenza davanti all’armadio per scegliere il proprio outfit. Le donne dedicano molto tempo anche per la cura dei capelli e del corpo.

C’è chi dice che il settore dell’estetica e quello dell’acconciatura siano in crisi, eppure i saloon dei parrucchieri sono sempre pieni. Come mai? Come avevamo detto prima, dipende dall’esperienza e dall’abilità di chi lavora nei saloon. Ci sono città, come Urbino, dove 6 saloni di parrucchieri su 10 rischiano la chiusura per vari motivi, come la concorrenza sleale, la scure del Fisco e l’abusivismo. Il 60% dei centri estetici e dei saloni di acconciatura rischia di chiudere a Urbino; solo il 10% riesce a chiudere il bilancio in attivo. Nel 2007 i cittadini di Urbino si recavano mediamente, in un anno, nei saloni di acconciatura 10 volte; nel 2016 la media è scesa a 5. ‘Tutto questo è causato sicuramente da una diminuzione dei redditi e dei consumi in generale, ma soprattutto da un peso del fisco insopportabile, dalla piaga dell’abusivismo e della concorrenza sleale. C’è chi applica tariffe ben al di sotto dei costi di gestione, utilizzando prodotti di bassa qualità. In alcuni casi possono mettere a rischio la salute della clientela’, dice la Cna.

Cosa ne pensano della crisi i titolari dei saloni di acconciatura di Urbino? Luigi Ridolfi, uno dei tanti parrucchieri, ha dichiarato: ‘I problemi ci sono, un po’ come in tutte le attività in questo periodo, ma non temo l’abusivismo. Perché sì, c’è gente che lavora a casa, ma non dà un servizio di qualità come quello che vogliono i miei clienti. Semmai il vero peso è lo Stato, il Fisco che è molto più pesante in Italia rispetto al resto d’Europa’.

Ha espresso la sua opinione sulla crisi del settore dell’estetica e le prospettive di ripresa anche Simone Cantarini, legale dell’associazione Confestetica: ‘C’è una legge quadro del 1990 che regolamenta la professione e prevedeva che entro 120 giorni un decreto ministeriale delineasse tecniche e apparecchi da utilizzare. In pieno stile italiano, il decreto è stato pubblicato 21 anni dopo, nel 2011… Poi la pubblicazione del decreto ha cambiato le carte in tavola, ci sono apparecchi, molto utilizzati, che all’improvviso le estetiste non potevano più usare: come gli ultrasuoni a bassa frequenza che servono per gli inestetismi dell’adipe’. Ciò ha causato la chiusura di molti centri estetici, specialmente quelli che non hanno potuto sostituire i vecchi apparecchi con quelli di ultima generazione. L’estetista Ida Simione ha spiegato: ‘Forse ci sono aziende che hanno risentito di questo problema, ma non è il nostro caso, i macchinari che utilizziamo sono tutti in regola con il decreto ministeriale. Qui si lavora tanto, soprattutto prima di Natale’.

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