Disoccupazione giovanile record in Italia, Draghi: ‘Giovani vogliono lavorare’

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Disoccupazione giovanile, Draghi esorta Italia ad investire sulla formazione

Disoccupazione giovanile, Draghi esorta Italia ad investire sulla formazioneIn Italia, rispetto ad altre nazioni, ci sono troppi giovani senza un lavoro. La circostanza preoccupa anche il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, che recentemente ha parlato di disoccupazione giovanile al Trinity College di Dublino, in Irlanda. Draghi ha ricordato in molte nazioni dell’Eurozona sono stati fatti molti passi in avanti per far calare la disoccupazione giovanile che, secondo recenti stime, sarà destinata a diminuire ulteriormente. In Italia, invece, la situazione è diversa: tanti giovani non lavorano. Il governatore della BCE, riferendosi alla situazione italiana, ha affermato che ‘i giovani non vogliono vivere con i sussidi. Vogliono lavorare ed allargare le proprie opportunità ed oggi, dopo la crisi, i Governi sanno come rispondere alle loro richieste e come creare un ambiente in cui le loro speranze possano avere una opportunità’. Per Draghi ogni nazione deve ascoltare i ragazzi e soddisfare le loro esigenze per loro rappresentano il futuro della nazione e, in un certo senso, sono il baluardo della democrazia, in futuro.

Pil Eurozona in continua crescita

L’assenza di lavoro, specialmente tra i giovani, è una delle più grandi sfide che i politici italiani devono affrontare. Draghi lo sa bene. Non è semplice garantire lavoro a tutti i ragazzi per un Paese debole come l’Italia. Eppure, a detta del governatore della BCE, il Pil dell’Eurozona è in aumento da 17 trimestri di seguito. Ci fa piacere. Il problema, però, resta l’Italia. Nelle altre nazioni gran parte dei giovani lavora, in Italia no. Non bisogna dimenticare, poi, che nel Bel Paese ci sono molti NEET, ovvero ragazzi che non studiano e lavorano.

I motivi della disoccupazione giovanile

Tra i motivi dell’alto tasso di disoccupazione tra i ragazzi, in nazioni come Italia, Portogallo, Grecia e Spagna ci sono la frammentazione del mercato del lavoro e la poca formazione professionale. Si spende poco, insomma, per l’insegnamento dei mestieri ai ragazzi in tali Paesi. Circostanza ovviamente da non sottovalutare. La mancata formazione impedisce a molti giovani di essere assunti in determinate imprese, di essere competitivi.

Mario Draghi ha rammentato che in Paesi dove è basso il tasso di disoccupazione giovanile, Germania e Austria in primis, sono stati promossi piani ad hoc per i ragazzi più penalizzati e progetti di formazione professionale. L’Italia, quindi, dovrebbe emulare l’atteggiamento di tali Paesi sul versante della lotta alla disoccupazione giovanile.

I NEET

I NEET, i ragazzi che non studiano e non lavoro, sono un vero dilemma per l’Italia. Sono giovani scoraggiati, demoralizzati, dai politici e dalle politiche del lavoro. Giovani stanchi di farsi prendere in giro. Meglio non fare nulla, insomma, che essere scherniti dalle istituzioni. Eppure qualche politico, negli ultimi tempi, se n’è uscito dicendo che in Italia il lavoro c’è, solo che molti ragazzi lo rifiutano. Chi avrà ragione?

Secondo recenti dati Istat, in Italia è cresciuto il numero degli occupati ma è aumentata la percentuale dei ragazzi senza lavoro. Com’è possibile? Riescono a trovare un impiego più facilmente trentenni e quarantenni rispetto ai ventenni? E se così fosse, perché? Allora ha ragione Mario Draghi quando dice che in Italia si deve investire di più nella formazione professionale. Di questo passo, avremo una generazione altamente inesperta e incapace di svolgere mestieri come idraulico, elettricista e falegname.

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