Laura Boldrini, simboli fascisti e ironia del web

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Boldrini contro i simboli del Fascismo

Boldrini contro i simboli del FascismoLa presidente della Camera Laura Boldrini è tornata nuovamente a manifestare la sua opinione sui numerosi simboli fascisti ancora presenti in Italia, simboli che andrebbero rimossi per vari motivi, come il disagio che provocano ai partigiani. La Boldrini torna nuovamente ad attaccare il Ventennio e, di nuovo, suscita polemiche e l’ironia del web. Della serie ‘Die Hard’. La presidente della Camera torna a spron battuto ad attaccare i monumenti fascisti dopo che, un paio di anni fa si sentì in disagio per il presunto imbarazzo provato da alcuni partigiani dinanzi ad alcuni simboli fascisti. In quell’occasione la presidente della Camera puntò l’incide verso l’obelisco al Foro Italico, proponendo la cancellazione della scritta Mussolini Dux. Quelle parole sollevarono un enorme polverone, che fece fare dietrofront alla Boldrini: ‘I partigiani hanno manifestato il loro disagio ma io mi sono sottratta a questo esercizio di abbattimento… L’obelisco rimane lì, nessuno vuole abbattere niente’.

Boldrini preoccupata per l’imbarazzo dei partigiani

Laura Boldrini ora solleva nuove polemiche sui simboli del Ventennio, segni di riconoscimento, secondo lei, troppo scomodi e invadenti in Italia, che mettono in difficoltà un po’ troppe persone, partigiani in primis. Nuovamente, commentando la legge di Fiano, la presidente della Camera ha ‘sventolato’ nuovamente la vecchia storia dei partigiani in imbarazzo alla vista dei simboli del Ventennio a Roma, sottolineando che tutto ciò non accade in Germania, dove sono stati abbattuti tutti i simboli del Nazismo. ‘Non possiamo sottovalutare il fatto che ci sono persone che si sentono poco a loro agio quando passano sotto certi monumenti’, ha chiosato di recente Laura Boldrini, rilanciando così, non poco velatamente, la vecchia idea dell’abbattimento dei simboli fascisti in Italia. Sono passati 74 anni dalla caduta del Fascismo ed ora inizia la crociata boldriniana contro tutto ciò che è fascista, come se l’eliminazione di cimeli e oggetti bastasse ad eliminare un’ideologia. Le parole della presidente della Camera, comunque, hanno nuovamente suscitato l’ironia della Rete.

Vittorio Sgarbi censura Laura Boldrini

Il web si è scatenato veramente nelle ultime ore contro la Boldrini e le sue idee sui simboli fascisti. Su Twitter sono stati pubblicati molti messaggi al vetriolo e sardonici come: ‘Boldrini rivendica il metodo Isis per le architetture del Ventennio’ e ‘Buttiamo giù la Stazione Termini, Ponte Flaminio, il Ministero degli Esteri?’. Il sito termometropolitico.it ha giustamente fatto notare alla presidente della Camera che sbaglia quando afferma che in Germania sono stati abbattuti tutti i simboli nazisti, visto che esistono ancora monumenti che ‘parlano’ di Nazismo e Hitler, come la Haus der Kunst di Monaco e l’Olympiastadion di Berlino, costruito in occasione delle Olimpiadi del 1936.

L’ennesima dichiarazione della Boldrini di voler eliminare ogni monumento e simbolo fascista in Italia ha fatto indignare anche Vittorio Sgarbi, che ha rilasciato un’interessante intervista a Il Giornale. ‘Laura Boldrini andrebbe interdetta, essendo pericolosa a sé e alla democrazia’, ha chiosato il critico d’arte ferrarese, sottolineando che la superbia di tale donna dovrebbe far preoccupare ogni ‘spirito libero’. Secondo Sgarbi la Boldrini è una presidente per caso, una donna contraria alla cultura proprio come Goëbbels, che era solito affermare: ‘Quando sento la parola cultura metto mano alla pistola’.

Sgarbi ha ricordato alla Boldrini che bisogna vergognarsi, a questo punto, anche dei simboli comunisti, perché anche il Comunismo ha fatto milioni di vittime. Endorsement poi del critico d’arte a Barbara Palombelli, secondo cui una democrazia vera e forte non teme certamente i simboli del passato e ‘non cancella o ritocca i monumenti’. I simboli fascisti, insomma, fanno parte della cultura italiana e non è il nostalgico di turno che esalta il Duce ad intimorire se c’è democrazia.

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