‘Siamo più migliori’: stavolta Valeria Fedeli si supera, nuova gaffe grammaticale
Da Redazione
Dicembre 22, 2017
Nuovo errore grammaticale per la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli che, in occasione di un’assemblea sull’alternanza scuola-lavoro, sabato scorso, ha detto ‘siamo più migliori’. Forse alla ministra nessuno ha mai detto che davanti all’aggettivo migliori (già forma di comparativo di maggioranza) non va messo ‘più’. Nuovo scivolone per la Fedeli, ormai finita nel mirino di giornalisti e tabloid. Non è la prima gaffe grammaticale, però, della ministra. In una lettera inviata al Corriere, recentemente, ha toppato su un congiuntivo.
Valeria toppa ancora sull’italiano
La Fedeli non è laureata. Ciò è ben noto. Errori grammaticali simili, purtroppo, non sarebbero ammessi nemmeno se li commettesse un bimbo delle elementari. Non è questione di laurea.
Il portavoce della ministra ha affermato che, dal momento in cui si è saputo che Valeria Fedeli è senza laurea, le sue dichiarazioni vengono sempre analizzate minuziosamente.
Che c’è di male se le esternazioni finiscono sotto la lente d’ingrandimento? Se fossero corrette dal punto di vista grammaticale, non arriverebbero nemmeno le critiche, no?
Video dell’intervento alla conferenza sull’alternanza scuola-lavoro
In un video diventato virale si vede la Fedeli che parla, in occasione della conferenza sull’alternanza scuola-lavoro, ed evidenzia che ‘c’è il rafforzamento per la formazione dei docenti, che svolgono funzioni di tutor dedicati all’alternanza; perché offrano percorsi di assistenza sempre più migliori a studenti e studentesse’.
Ecco, quel ‘più migliori’ non è sfuggito a nessuno. E subito è iniziato il walzer delle critiche.
Il portavoce della ministra, giorni fa, aveva tentato di giustificare l’errore del congiuntivo, fatto nella missiva inviata al Corriere, dicendo che il refuso era dovuto al taglio di una parte della lettera; adesso, invece, il portavoce afferma che la Fedeli è finita sulla graticola mediatica perché non ha la laurea.
Qui la questione non è possedere o meno la laurea ma essere a conoscenza dei rudimenti della lingua italiana, nozioni che un ministro della Repubblica italiana potrebbe, anzi dovrebbe, avere.
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