Previdenza integrativa per evitare una pensione ‘leggera’

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Le riforme recenti della previdenza complementare non agevolano certo i più giovani, visto che la pensione verrà erogata sulla base dei contributi obbligatori effettivamente versati; quindi la pensione pubblica non potrà più garantire alla persona il futuro che sognava. I più giovani percepiranno una pensione inferiore al 50% dell’ultimo reddito. E’ doveroso, perciò, ricorrere alla previdenza integrativa.

In Italia aumenta l’interesse verso le pensioni integrative, anche perché non sono ‘splendenti’ le condizioni del mercato del lavoro. C’è stato, ad esempio, un boom di sottoscrizioni di polizze Poste Vita nell’arco degli ultimi anni. A Vicenza e provincia, per fare un esempio, si è passati dalle 80 polizze sottoscritte nel 2005 alle 13.294 del 2015. Ricordiamo che ognuno può dedurre dal reddito le somme versate per la previdenza integrativa.

Poste Vita, numero uno in Italia nel mercato della previdenza integrativa, vanta una quota di mercato del 29%. Non male, anche perché, come detto, la pensione integrativa può essere dedotta dal reddito.

Insomma, chi vuole evitare di trovarsi a percepire una magra pensione, in vecchiaia, deve optare per la previdenza integrativa che, in soldoni, è una scelta equivalente al reddito che lo Stato garantisce al cittadino in vecchiaia, che fa leva sui soldi accantonati durante la vita lavorativa. Insomma, la previdenza integrativa si affianca alla tradizionale pensione statale senza però sostituirla. Per approfondimenti potete leggere questo articolo.

E’ bene che i giovani strizzino un occhio alla previdenza complementare. Perché? Beh, bastano le parole di Paola Bozzao, docente dell’Università La Sapienza di Roma: “La riforma delle pensioni è stata penalizzante per i lavoratori più giovani, che ricadono in toto nel sistema di calcolo contributivo e che risultano i soggetti maggiormente occupati in tipologie lavorative caratterizzate da discontinuità occupazionale“. Che significa? Semplice, i futuri anziani percepiranno una pensione inferiore del 50% dell’attuale retribuzione.

Rammentiamo che il sistema di previdenza complementare italiano, diversamente da quello di altre nazioni europee si fonda basato sulla volontarietà dell’adesione, quindi il lavoratore può sempre optare per un’altra forma pensionistica qualora, a un certo punto, non sia più soddisfatto della scelta iniziale.

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