L’uomo di ghiaccio

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uomo di ghiaccio

Il ritrovamento di un misterioso uomo di ghiaccio scalfisce le certezze degli scienziati. Cosa ci fu di vero in questa incredibile vicenda?

uomo di ghiaccio
Sul finire del 1968 lo scrittore e zoologo oriundo scozzese Ivan T. Sanderson e il suo collega francese Bernard Heuvelmans appresero che a Boston, alla fiera del bestiame, era in mostra un essere scimmiesco incapsulato in un blocco di ghiaccio. Incuriositi, si misero in contatto con l’espositore, certo Frank Hansen, che li invitò a recarsi, per esaminarlo, nella sua fattoria presso Winona, nel Minnesota.
Hansen, un ex imbonitore, propinò ai due una fra le parecchie varianti della storia: l’uomo era stato trovato in un blocco galleggiante di tre tonnellate al largo della costa siberiana da cacciatori di foche russi, o da cacciatori di balene giapponesi.

Poi era comparso in un bazar di Hong Kong e li lo aveva comprato l’agente di un anonimo milionario americano. Lui, Hansen, lo aveva preso a nolo per le sue esibizioni itineranti, 35 cent a testa per una sbirciata alla svelta.

Sanderson e Heuvelmans ci misero due giorni per osservare e fotografare la rarità attraverso il coperchio della bara-frigorifer. Benché lo spessore del ghiaccio, in parte opaco, ostacolasse la visuale impedendo un esame accurato, Heuvelmans non esitò a dichiarare che si trattava di un ominide neandertaliano e il giudizio da lui espresso fu riportato da una pubblicazione scientifica belga.
Sanderson lo ritenne un primate ultraprimitivo e si rivolse, per una verifica, alla Smithsonian Institution.
Ma quando il museo avanzò la richiesta, Hansen affermò d’aver restituito il soggetto al proprietario e che quella esibita era in realtà una copia in materiale sintetico.

Gli esperti della Smithsonian Institution, già dubbiosi, declinarono l’incarico, ma misero a parte dei loro sospetti l’FBI, perché a Heuvelmans non era sfuggito un foro, che pareva di proiettile, nell’occhio destro dell’uomo di ghiaccio e aveva concluso con Sanderson che se quell’essere era stato vivo in anni recenti era ovvio che potesse trattarsi di un assassino.

L’FBI non ritenne opportuno intervenire, ma colse il destro per diffondere la notizia che la meraviglia esposta in un centro commerciale del Minnesota era stata fatta oggetto d’investigazione da parte della polizia federale.

Nel frattempo, Sanderson e la Smithsonian Instituion avevano appurato che ben tre laboratori de la costa occidentale affermavano di aver prodotto per Hansen già nel 1967, quindi un anno prima della fiera di Boston, un uomo di ghiaccio artificiale, impiegando materiali come lattice e pelo.
Come se non bastasse, quando nel 1969 Hansen ricominciò a esibirlo qua e la, l’esemplare era assai diverso da quello visto da Sanderson e Heuvelmans. Per alcuni questo significava che esistevano un uomo di ghiaccio autentico e uno facsimile. ; per altri invece l’originale era pura invenzione e gli unici reali erano i tre simulacri di plastica.

Hansen non si sgomentò per così poco e non tardò a saltare fuori con una storia nuovamente riveduta: era andato a caccia nei boschi del nord del Minnesota e aveva sparato a un ignoto animale, abbandonandolo sul posto. Lo aveva recuperato più tardi, d’inverno, e se l’era portato a casa, sistemandolo nel freezer e lasciandovelo per sette anni prima di girare di fiera in fiera esponendone i resti.
Sandeson e Heuvelmans, tuttavia, rimasero convinti d’aver esaminato un essere strano e sino allora sconosciuto e la verità sull’origine del presunto uomo di ghiaccio, forse anche oggi avvolto nel suo sudario di ghiaccio sporco, è rimasta un mistero.

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