Vittorio Sermonti è morto, illustre interprete della Divina Commedia

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La morte di Vittorio Sermonti

Il mondo della cultura e dello spettacolo piange Vittorio Sermonti, un intellettuale venuto alla ribalta anche, e soprattutto per le sue pacate e grandiose letture pubbliche della Divina Commedia di Dante. Se n’è andato un uomo che aveva una cultura elevata e tanti amici, tra cui l’allenatore ed ex portiere della Nazionale italiana Dino Zoff. Anche questo, come Sermonti, vive alla Collina Fleming, un quartiere ‘bene’ di Roma.

L’ammirazione di Sermonti per Gadda

Vittorio Sermonti venne assunto nel 1950 alla Rai come funzionario al Terzo programma radiofonico. In quel periodo conobbe gente interessante, come lui stesso sottolineò più volte durante le interviste, come Gadda. Secondo Sermonti, Gadda è stato il più grande scrittore italiano del ‘900. La passione per le letture di Dante è venuta a Vittorio grazie alla moglie e l’intellettuale Gianfranco Contini, che conobbe in casa Longhi. Sembrerà strano, ma Sermonti non ebbe molti amici scrittori perché giudicava ‘noiosa’ la categoria. Ovviamente per Gadda valeva un altro discorso, così come per Calvino e Pasolini.

Di Pasolini Sermonti adorava la moralità, anche se poi lo scrittore non gli stava molto simpatico. Vittorio sosteneva che l’autore di ‘Ragazzi di vita’ lo tacciava di essere un borghese. Beh, Pasolini non aveva tutti i torti visto che Sermonti sposò una figlia di Susanna Agnelli.

Il padre iniziò a leggergli Dante quando aveva 10 anni

Il padre e il nonno di Vittorio Sermonti, entrambi avvocati, influenzarono molto la formazione del ‘dantista’. Nel corso di un’intervista, Vittorio confessò che il padre iniziò a leggergli Dante quando aveva 10 anni. Il nonno, inoltre, fu il primo in Italia a pronunciare il termine ‘mafia’ durante un processo.

Sermonti lesse, scrisse e commentò molto. Da giovane sognava di diventare un grande musicista. A 16 anni iniziò a suonare il pianoforte; poi capì che la sua strada era un’altra. Non aveva molto talento per sfondare nel campo della musica.

La volgarità, secondo Vittorio, connota la società attuale anche se ‘gli imbecilli ci sono sempre stati, dappertutto, tra i vecchi e tra i giovani’. Sermonti ha spesso ringraziato la moglie, donna con cui ha vissuto gioie e dolori per oltre 30 anni. L’intellettuale disse che, proprio grazie alla moglie, non temeva la morte anche se ‘mi scoccia un po’ il morire ma non provo angoscia’. Vittorio, nel corso della sua esistenza, ha dovuto affrontare il grave lutto della morte della figlia. Ecco, proprio tale esperienza ha generato ‘un rapporto più soffice con il dopo’. La morte, per Sermonti, non esiste. Chiudiamo questo post con un pensiero del grande intellettuale italiano sulla morte: ‘Sostengo che questa signora che viene quando vuole e ti sorprende in realtà non c’è’.

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