Salvini contro reato di tortura: “Carabinieri e Polizia devono poter fare il loro lavoro”

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Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, si schiera contro il reato di tortura. “La polizia deve essere libera di poter torturare chi delinque”, ha asserito, senza remore, il numero uno del Carroccio, sollevando, ancora una volta, un enorme polverone. Salvini ha esternato la sua opinione in occasione di un evento dinanzi Palazzo Chigi, con il Sap.

“La Corte europea dei diritti umani potrebbe occuparsi di altro. Per qualcuno che ha sbagliato non devono pagare tutti. Carabinieri e Polizia devono poter fare il loro lavoro. Se devo prendere per il collo un delinquente, lo prendo. Se cade e si sbuccia un ginocchio, sono cazzi suoi. Idiozie come questa legge espongono le forze dell’ordine al ricatto dei delinquenti”, ha dichiarato Salvini, sottolineando che l’attuale vertice della Polizia, Pansa, “non è il migliore capo della polizia”.

Salvini ha voluto ribadire il suo ‘no’ al ddl oggetto di discussione in Parlamento che prevede l’introduzione il reato di tortura che, secondo il segretario generale del Sap Gianni Tonelli, è “un vero e proprio colpo di mano contro le forze dell’ordine e contro chi ogni giorno garantisce la sicurezza dei cittadini”. Molti poliziotti in borghese hanno dostribuito, a Roma, molti volantini ai cittadini in cui è indicato cosa accadrebbe se fosse introdotto il reato di tortura.
Il Sap evidenzia che il ddl che introduce il reato di tortura contempla la nozione di “acute sofferenze psichiche che ogni mascalzone potrà utilizzare per accusarci, lamentando di averle patite queste ‘sofferenze’, anche se non sono oggettivamente rilevabili. Ci rendiamo conto di che cosa potrà accadere durante qualsiasi servizio di volante, durante un ordine pubblico o un arresto?”.

Se un delinquente entra in una casa, ruba oggetti, picchia le persone e, magari stupra non è tortura. Se un poliziotto arresta un malvivente e, mentre gli fa alcune domande alza la voce, si configura il reato di tortura. Ecco, secondo voi il reato di tortura sarà poi così utile alla collettività? Abbiamo dubbi. Il Sindacato Autonomo di Polizia reputa il reato di tortura un reato “ideologico, disegnato ad hoc contro i tutori dell’ordine, difficilmente applicabile e in netto contrasto con altre norme già esistenti e perfino con la Carta Costituzionale”. Il Sap, insomma, ritiene che il Parlamento si è mosso subito per evitare fatti analoghi a quelli accaduti alla Diaz di Genova, ma, in verità, non sussiste alcun vuoto normativo, visto che la problematica atttiene essenzialmente ai tempi di prescrizione, che hanno annullato le sentenze di condanna dei poliziotti.

Il prossimo 29 giugno 2015, a Roma e Milano, i poliziotti manifesteranno contro il reato di tortura e spiegheranno ai cittadini perché è ingiusto introdurre un reato del genere nell’ordinamento italiano. Secondo il Sap, quello in discussione in Parlamento è un disegno di legge “assurdo e che porterà effetti devastanti sulla comunità”.

A breve, dunque, potrebbe arrivare nel codice penale l’articolo 613-bis, che contempla la fattispecie di tortura, “che può essere commessa da chiunque (reato comune) con un’aggravante quando i fatti sono commessi da un pubblico ufficiale”. Inoltre è prevista l’istigazione a commettere la tortura, reato proprio del pubblico ufficiale. Il Sap non accetta l’atteggiamento della politica e dichiara che “si deve avere il coraggio di ammettere che la volontà politica è quella di punire solo i comportamenti delle forze di polizia”. Con l’introduzione del reato di tortura, secondo il Sap, le forze dell’ordine verranno trattate, dal punto di vista sanzionatorio, peggio dei delinquenti.

C’è di più. Il reato di tortura può configurarsi anche non pubblicamente. Chiariamo. Se in un commissariato un arrestato grida forte e un agente chiede al collega di invitarlo a cessare, il primo potrebbe essere condannato per istigazione alla tortura. E’ inammissibile, no? Soprattutto se si tiene conto che se qualcuno dice a una persona di stuprare una bimba, e il reato non viene consumato, non si configura nessuna istigazione alla pedofilia.

Il nuovo reato di tortura prevede la condanna di chi provoca “acuta sofferenza psichica”. Ora, come si fa a valutare l’acuta sofferenza fisica di una persona? Come si può dimostrare? Ciò contrasta con le previsioni costituzionali, visto che il contenuto norma non viene delineato con precisamente. “Il reato di tortura sarebbe una mina vagante nel nostro ordinamento, potendo essere applicata a qualsiasi fatto che implichi una sofferenza psichica di un essere umano causata da un altro essere umano e mancando qualsiasi sicuro parametro per accertarne l’intensità”, dice il Sap.

Il Sindacato dei poliziotti ha ricordato che si è detto che se nell’ordinamento italiano fosse stato contemplato prima il reato di tortura i poliziotti della Diaz sarebbero stati condannati. Secondo il Sap non è così, visto che bisognava solamente sul diritto processuale penale, prevedendo una dilatazione dei tempi di prescrizione per garantire la condanna dei responsabili. Il Sap ha anche citato le parole del presidente dell’Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone, secondo cui le indagini su quanto accaduto alla Diaz “hanno consentito di individuare le responsabilità, anche dei vertici, senza bisogno del reato di tortura”.

“Il reato di tortura è una legge prettamente ideologica, una legge-manifesto nata per colpire chi ha una divisa e chi esercita una funzione pubblica”, sottolinea il Sap, temendo che la legge possa favorire “facinorosi, estremisti e anarchici che manifestano violentemente e armati. Basterà, infatti, denunciare di aver subito una sofferenza psichica, per poter accusare gli uomini e le donne in divisa di essere dei torturatori”.

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