Acqua in bottiglia contiene microplastiche. E ora?
Da Redazione
Marzo 17, 2018
Si usa tanta plastica, oggi, e la plastica rischia di rovinarci la vita. Da un esame svolto su commissione del progetto giornalistico Orb Media è emerso che nel 93% delle acque in bottiglia ci sono particelle di plastica. Gli esperti dell’università statale di New York, a Fredonia, hanno analizzato 259 bottiglie di 11 brand diversi venduti in 9 nazioni. Il dibattito sulle microplastiche nelle acque in bottiglia era stato instaurato già due anni fa dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), secondo cui era inverosimile la perniciosità, esortando però a svolgere nuove indagini in merito. Le recenti analisi hanno consentito di accertare mediamente 10 particelle per litro di circa 100 micron, ovvero 0,10 mm.
Boom di polipropilene
Nel corso della recente indagine sulle acque in bottiglia è stata appurata una quantità di particelle di plastica doppia rispetto a quella accertata durante un’analisi svolta in passato sulle acque di rubinetto. I ricercatori hanno scoperto molte tracce di polipropilene, plastica solitamente usata per la fabbricazione di tappi. In ogni litro d’acqua sono state trovate 325 microplastiche inferiori a 100 micron. La ricerca si è concentrata su bottiglie acquistate in Brasile, Usa, Cina, Messico, Indonesia, India, Libano, Messico, Thailandia e Kenya. Alla luce di tale studio, l’Oms ha assicurato che ci sarà presto una revisione dei potenziali pericoli derivanti della plastica nell’acqua potabile. Gli esperti hanno ravvisato in una bottiglia di Nestlé Pure Life la bellezza di 10mila frammenti di plastica per litro di acqua. Solo 17 bottiglie d’acqua su 259 erano prive di plastica.
Metodo del colorante rosso del Nilo
I ricercatori hanno sottolineato di aver ‘trovato circa il doppio delle particelle di plastica nell’acqua in bottiglia’ rispetto a quelle presenti nell’acqua del rubinetto. Il metodo usato dai ricercatori per scoprire i frammenti di plastica nell’acqua in bottiglie è quello che fa leva sul colorante rosso del Nilo. Tale sostanza infatti fa fluidificare le particelle nell’acqua. Il colorante si attacca alla superficie della plastica ma non alla maggioranza dei materiali naturali. L’indagine, anche se importante, non è stata pubblicata su nessun magazine. Lo studioso Andrew Mayes, attivo presso l’Università di East Anglia e ‘padre’ della tecnica del Nilo rosso, ha rivelato a Orb Media di essere ‘soddisfatto del fatto che sia stato applicato con cura e in modo appropriato, in modo che l’avrei fatto nel mio laboratorio’.
Tra i marchi di acqua in bottiglia testati da Orb Media ci sono Dasani (Coca Cola), Epura (PepsiCo), Evian (Danone), Nestlé Pure Life (Nestlé) e San Pellegrino (Nestlé). Un portavoce dell’Oms ha riferito al Guardian che attualmente non sussistono prove dei rischi per la salute derivanti dalle microplastiche nell’acqua in bottiglia, confessando però la sua preoccupazione e affermando che l’Oms ‘esaminerà le poche prove disponibili con l’obiettivo di identificare le lacune nelle prove e di stabilire un programma di ricerca per fornire una valutazione del rischio più approfondita’. Una seconda ricerca, commissionata dal gruppo Story of Stuff, si è concentrata su 19 marchi di acqua in bottiglia molto popolari negli Usa. Anche in tali bottiglie sono state riscontrate microplastiche. In particolare, il marchio Boxed Water conteneva mediamente 58,6 fibre di plastica per litro. Ozarka e Ice Mountain (del gruppo Nestlé, ndr), avevano concentrazioni rispettivamente di 15 e 11 frammenti per litro. 12 fibre di plastica per litro, invece, nell’acqua delle Fiji.
Assedio della plastica è problematico
Abigail Barrows, responsabile della ricerca condotta nel suo laboratorio nel Maine e commissionata da Story of Stuff, ha detto che sono svariati i modi in cui i frammenti di plastica arrivano nelle bottiglie: ‘Le microfibre di plastica sono facilmente presenti nell’aria. Chiaramente ciò si sta verificando non solo all’esterno ma all’interno delle fabbriche. Potrebbe venire dai ventilatori o dai vestiti indossati’. Preoccupato per le microplastiche anche il responsabile della campagna di Story of Stuff, secondo cui ‘l’assedio’ della plastica è problematico anche perché ‘le persone pagano un premio per questi prodotti’.
La plastica invade anche gli oceani, non solo l’acqua in bottiglia. E sta danneggiando l’ecosistema marino e le specie che lo popolano. Jacqueline Savitz, del team di ricerca Oceana, ha detto: ‘Sappiamo che la plastica si sta formando negli animali marini e questo significa che anche noi siamo esposti, alcuni di noi ogni giorno. Tra le microplastiche nell’acqua, le sostanze chimiche tossiche nelle materie plastiche e l’esposizione di fine vita agli animali marini, è un triplo smacco’. Le multinazionali delle acque minerali in bottiglia però non ci stanno e criticano le analisi commissionate recentemente. Nestlé ha censurato la metodologia dell’analisi commissionata da Orb Media ed ha evidenziato che la tecnica che sfrutta la colorazione rossa del Nilo potrebbe ‘generare falsi positivi’. Critica anche la Coca Cola company, che ha affermato alla BBC di avere metodi di filtraggio alquanto rigorosi. Il colosso ha poi ammesso l’onnipresenza delle materie plastiche nell’ambiente. Ciò significa che le microplastiche ‘possono essere trovate a livelli minimi anche in prodotti altamente trattati’.
Secondo un portavoce della Gerolsteiner non è escluso che i frammenti di plastica entrino nell’acqua in bottiglia durante l’imballaggio o fonti aeree. Il portavoce ha comunque sottolineato che le analisi svolte dalla società avevano mostrato quantità di microplastiche inferiori a quelle consentite nei medicinali. Per Danone il metodo usato dallo studio Orb Media è poco chiaro. E’ certa della salubrità delle sue acque, invece, l’American Beverage Association, affermando che la scienza attorno alle microplastiche è ancora agli albori. L’autorevole tabloid britannico Guardian ha contattato sia Boxed Water che Nestlé per ottenere commenti sullo studio ma finora non ha ricevuto risposte.
Sono piccole e invisibili, eppure le fibre di plastica rischiano di danneggiare la salute di tutti gli esseri viventi. E’ compito degli scienziati, adesso, valutare l’impatto sulla salute di tali sostanze. Sono anni che Orb Media cerca di fare luce sull’argomento, commissionando anche studi di ampio respiro. Un team di studiosi della School of Public Health, dell’Università del Minnesota, ha analizzato 159 campioni di acqua del rubinetto di tutto il mondo, comprese nazioni come Indonesia, Uganda ed Ecuador, ed hanno scoperto una forte ed estesa contaminazione. Tale studio ha rappresentato uno step in avanti rispetto alle ricerche svolte in passato, sempre incentrate sull’inquinamento da frammenti di plastica nei laghi, nel mare e negli oceani. Nessuno, insomma, in passato aveva pensato di esaminare l’acqua del rubinetto e quella nelle bottiglie.
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