Alien: Isolation. Capiamo com’è

A quanto pare con “Alien: Isolation” non ci troviamo di fronte all’ennesimo gioco, già visto e rivisto, sulla fantastica creatura aliena creata da Giger per il capolavoro di Rildey Scott. No ragazzi, sembra che questo nuovo gioco riesca a dare dignità di sanguinario e spietato predatore all’alieno più temuto della storia del cinema.

Alien: Isolation è un survival horror, carico della tensione che si respira al primo Alien, poca azione, molta concentrazione e ritmi lenti, fanno in modo che l’isolamento del titolo sia davvero l’esperienza vissuta dai giocatori: qui nel silenzio della navicella spaziale, chiamata Sebastopoli, l’Alien può comparire di soppiatto in qualsiasi momento e se sbagliate i tempi di reazione, cercare di resistergli è un’impresa inutile. Vi avrà già ucciso impiegando il minor tempo possibile.

Si tratta di un gioco per animi pazienti e calcolatori, vi aggirerete cercando di non fare notare la vostra presenza mentre lui vi gira tutto intorno: dietro un angolo, nel condotto di aerazione sopra la vostra testa, o sotto i vostri piedi, appare e scompare sempre all’improvviso e veloce.

Avrete con voi altri sopravvissuti, ma non saranno molto disposti ad aiutarvi. Se si intende sopravvivere è meglio pensare a se stessi: utilizzare ogni oggetto, nuovo o rottame, a vostra disposizione per creare delle rudimentali armi o delle vere e proprie trappole. Avrete inoltre un marchingegno per individuare il vostro assalitore, ma non è detto che funzioni sempre…

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